Il 53% degli italiani non può risparmiare

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TORINO – Quando arriva la fine del mese un italiano su due non riesce a mettere da parte neppure un euro. Accade nel 52,8% delle famiglie italiane, percentuale che non è mai stata così elevata. Se poi si tiene conto del solo Mezzogiorno, la quota lievita fino al 67,6%. Insomma, secondo l’Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie svolta da Centro ricerca Einaudi e Intesa Sanpaolo, l’Italia non è più un Paese di formiche. Eppure, come sottolinea il presidente del Consiglio di gestione del colosso bancario, Andrea Beltratti, «non siamo neppure diventati un popolo di cicale».
Colpa di quella crisi che ha pesantemente intaccato i redditi. E non solo. Il 44% del campione indagato spiega che per fronteggiarla ha dovuto mettere mano ai risparmi di famiglia, mentre appena un italiano ogni cinque ha continuato a vivere come sempre. Tutti gli altri hanno tirato la cinghia e riposto nel cassetto i propri sogni: il 21% ha rinviato l’acquisto della casa, il 38% quello dell’auto.
Chi riesce a mettere da parte qualcosa accantona in media il 9% del proprio reddito, percentuale che era al 9,8% solo un anno fa. Il 26,8% di chi è in grado di riempire il salvadanaio lo fa con l’obiettivo di acquistare qualcosa, ma c’è un altro 48,1% che risparmia in via precauzionale perché teme di restare senza soldi in futuro. In fondo, appena il 13% degli intervistati pensa che la crisi sia finita e – guardando al futuro – gli italiani si sono convinti che in media riceveranno una pensione pari al 57,2% del proprio reddito attuale. Non un granché.
Come risparmia chi può permetterselo? Il 12,6% degli intervistati ha un fondo pensione, il 18% sceglie forme di risparmio gestito, il 24,6% acquista obbligazioni. Le azioni invece vengono snobbate: ne ha vendute o comprate almeno una il 12,5% degli italiani, mentre otto anni fa la quota di chi “giocava” in Borsa era pari al 31,8%. Il vero grande amore resta la casa, ritenuta l’investimento migliore dal 65%.
Poi ci sono i giovani, cui l’indagine dedica un approfondimento. Scoprendo che tra i ragazzi di età  compresa tra i 18 e i 29 anni nemmeno uno su due è finanziariamente indipendente. Una piccola quota (circa il 10%) lo è solo per una parte dell’anno, mentre appena il 35% degli under 30 è del tutto autonomo dal punto di vista economico. Tra questi ultimi, appena il 40% riesce a risparmiare.
Oggi il timore è che le speculazioni finanziarie abbiano conseguenze negative sul risparmio: «C’è il rischio – spiega Beltratti – che le famiglie si trovino smarrite di fronte alla volatilità  dei mercati. Un rischio acuito dal fatto che la crisi si inserisce in un contesto di riduzione del tenore di vita e della capacità  di risparmio, di pessimismo crescente e di scarso interesse per le tematiche economiche». E ancora, fa notare Beltratti, «il 63% delle famiglie non possiede altri strumenti finanziari oltre al normale conto corrente e le banche hanno il dovere di aiutarle a gestire in maniera migliore i 2.570 miliardi di euro in loro possesso».


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