Ice, la beffa della soppressione scompaiono incassi per 52 milioni
ROMA – Cinquantadue milioni di mancati incassi solo per il 2011, che sarebbero arrivati dalle aziende che partecipano alle fiere, ai corsi di formazione e alle tante iniziative promosse dall’Ice. Altro che risparmi: dalla soppressione dell’Istituto del Commercio con l’Estero, disposta con il decreto sulla manovra da 48 miliardi varata nei giorni scorsi, lo Stato ha tutto da perdere, e non solo in termini d’immagine e di operatività , ma anche in termini economici, sostengono Cgil, Cisl, Uil e Cisal-Fialp, che elencano tutti i contributi delle imprese grandi e piccole che andranno persi, facendo notare che dovranno comunque essere versati ogni mese gli stipendi dei dipendenti, che verranno riassorbiti dal ministero dello Sviluppo Economico e dal ministero degli Esteri. L’unico, modestissimo risparmio derivante dalla soppressione dell’Ice, è costituito dal licenziamento degli 80 precari che da tempo lavoravano per l’Istituto. Alcuni di loro fanno parte dei 107 vincitori del concorso bandito nel 2008: finora sono stati assunti solo i primi quattro in graduatoria. Altri 12 dovrebbero essere assunti nelle prossime settimane: il 7 luglio, all’indomani della pubblicazione del dl sulla manovra che sanciva la soppressione dell’Ice nella Gazzetta Ufficiale, è stato approvato dal Consiglio dei ministri il decreto di assunzione per questa seconda tranche. «Schizofrenia del potere», hanno commentato i sindacati. Le due procedure viaggiano ciascuna per proprio conto, e non interferiscono l’una con l’altra. I 12 possibili assunti sono con il fiato sospeso: «Io sono tornato dalla Gran Bretagna, dove avevo preso un’altra laurea, perché pensavo che l’assunzione all’Ice fosse imminente. Se avessi saputo che sarebbe andata così, avrei fatto bene a rimanere dov’ero, e non è detto che non ci torni!», commenta scoraggiato uno dei 12.
Ma intanto all’Ice regna il caos, e i precari non sono i soli ad essere preoccupati: è stata revocato all’ultimo momento uno sciopero generale per chiedere il pagamento degli stipendi, perché anche quelli erano in forse. «Non è stato previsto alcun regime transitorio – spiega un sindacalista – e quindi è tutto fermo: non possiamo pagare i fornitori». Per gli stipendi invece la situazione è stata sbloccata in extremis da un provvedimento interno.
L’Ice aveva partecipato o stava per partecipare quest’anno a 250 iniziative promozionali, nelle quali erano coinvolte oltre 4600 aziende italiane, e aveva organizzato 60 tra corsi e seminari formativi rivolti a oltre 1100 imprese. «L’anno scorso abbiamo incassato 64 milioni di contributi da parte dei privati – spiega un rappresentante sindacale – sono soldi persi, soldi che vengono a mancare nel bilancio pubblico. L’Italia, nonostante l’importanza che le imprese esportatrici rivestono per la nostra economia, sarà l’unico Paese industrializzato a non avere una Trade Promotion Organization di sostegno all’export. E questo senza l’ombra di un risparmio». Una posizione condivisa anche dalle associazioni imprenditoriali.
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