I soldi per le bombe si trovano sempre
Meno soldi per le operazioni in Libia e in Libano, ma un aumento dell’impegno in Afghanistan per garantire maggiore sicurezza ai soldati. Dopo le polemiche della vigilia, il consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità il decreto per il rifinanziamento delle missioni militari all’estero e deciso tagli pari al 15 per cento della spesa. Un appuntamento che si ripresenta a cadenza semestrale, ma che nelle ultime settimane ha dovuto schivare i paletti posti dalla Lega Nord che ieri, con una lettera di Roberto Calderoli al premier Silvio Berlusconi, aveva espresso la propria contrarietà a discutere del rinnovo senza prima aver definito con precisione i numeri relativi alle missioni internazionali e ai contingenti impegnati.
Una missiva, ha commentato lo stesso ministro per la Semplificazione, che si è rivelata «molto efficace». Basti considerare il rifinanziamento della missione in Libia: scadrà il 30 settembre per poi, parola del titolare della difesa, Ignazio La Russa, essere sottoposto a una nuova valutazione. Il ministro leghista è soddisfatto. «Ho apprezzato che dei 2.078 uomini che torneranno a casa 1.000 partecipano alla missione libica», ha sottolineato. Sulla stessa linea Umberto Bossi: «Gli americani si sono accorti che la democrazia non si può esportare con la forza. Il mondo sta cambiando e noi siamo stati attenti e abbiamo chiesto di cambiare», ha rimarcato il senatur.
Complessivamente il costo delle 33 missioni fuori dai confini nazionali passerà nei prossimi sei mesi dagli attuali 811 milioni a 694 milioni di euro. Nello specifico, per quanto riguarda la Libia, se il primo trimestre della missione Nato è costato all’Italia 142 milioni di euro, nel secondo si spenderanno circa 58 milioni. Un risparmio determinato in gran parte dalla riduzione delle spese per il personale. Ad esempio, quelle per gli 890 uomini d’equipaggio della portaerei Garibaldi che non sarà più impegnata in Libia dalla fine di luglio, sostituita da una nave più piccola.
Sul fronte libanese, il contributo italiano alla missione Unifil scenderà da 1.780 a 1.080 effettivi. I militari in Kosovo passeranno dalle attuali 650 a 379 unità . Mentre ci sarà un disimpegno totale dalle missioni in Georgia e in Congo. «Sono contento di avere ritrovato nel ministro della Difesa il prevalere del suo aspetto da milanese acquisito», ha aggiunto ancora Calderoli. Dal canto suo La Russa, così come il capo della diplomazia, Franco Frattini, hanno respinto l’idea che si sia trattato di un compromesso, descrivendo il voto in consiglio dei ministri come un accordo che ha soddisfatto le esigenze di tutti: sia il rispetto degli impegni internazionali sia la riduzione dei costi voluta dai leghisti. Il prezzo dell’approvazione all’unanimità è tuttavia stimato in 440 milioni di euro. Tanto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha voluto fosse destinato alla Protezione Civile per gestire l’arrivo dei profughi, prima di dare l’ok al rifinanziamento. Ottenendo in cambio anche il prolungamento fino al 31 dicembre del pattugliamento davanti alle coste tunisine della Marina militare. I risparmi, ha garantito La Russa, non riguarderanno l’Afghanistan, per cui sono stati stanziati 15 milioni per una «maggiore sicurezza». Sullo sfondo la data del 2012 quando, ha aggiunto, si inizierà a valutare una modifica dell’impegno italiano. «Non compete a noi commentare le decisioni del governo italiano sulle proprie missioni internazionali», è la risposta dell’Alleanza atlantica ai tagli. Con una precisazione: «Gli alleati si sono messi d’accordo per prolungare la missione in Libia, di altri tre mesi, siamo convinti che tutti andranno avanti e rispetteranno gli impegni presi». Il decreto dovrà passare all’esame del Parlamento ed è lì che l’opposizione farà le proprie valutazioni. «Aspettiamo di vedere il testo. Il blitz sul lodo Mondadori ci ricorda che quel che conta non è ciò che si presenta alla stampa, ma ciò che si scrive in ogni singolo comma dei provvedimenti», ha detto la democratica Federica Mogherini, segretario della commissione Difesa della Camera, che non ha risparmiato una stoccata all’Italia dei Valori che ieri dichiarava di essere «da sempre contraria alle cosiddette missioni militari di pace pur avendole votate per anni».
* Lettera 22
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