I medici: cambiate misure o sarà  sciopero e sul ticket Fazio ammette: è ingiusto

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ROMA – «Il ticket è una misura presa d’emergenza che può creare una serie di problemi e che ha una sorta di iniquità  all’interno». A metà  di una giornata tesa, il ministro della Salute Fazio alla fine lo ammette: «Nel momento in cui per una glicemia si devono pagare dieci euro di ticket salta il concetto di sistema pubblico». L’aumento dei ticket ospedalieri (10 euro per diagnostica e visite specialistiche e 25 euro per i codici bianchi del pronto soccorso), scattato con l’approvazione della manovra economica, ha gettato in uno stato d’ansia cittadini e istituzioni locali.
«Entro settembre», assicura il ministro, si aprirà  il tavolo con le Regioni per «rimodulare il ticket», magari sul “modello lombardo”. Nel frattempo i governatori sono «liberi di applicare le manovre più opportune» per congelare la misura o renderla meno indigesta. Compito non facile per le Regioni che ancora resistono, non senza liti furibonde in giunta e consiglio. Risponde a distanza Vasco Errani, in veste di presidente della conferenza delle Regioni, che chiede al ministro di lavorare piuttosto nel governo «per trovare una copertura».
Altrettanto scontenti, anche i sindacati dei medici, 23 sigle, ieri radunati agli Stati generali della Sanità  dove ha parlato Fazio, «non escludono alcuna forma di protesta», per la prima volta uniti, per «cambiare questa manovra». Davanti a loro, il ministro parla anche del blocco del turn over e lo definisce «dannoso per il Paese, può creare una serie di problemi». «Mi adopererò – dice – con il ministro dell’Economia per ampliare la deroga dal blocco del 10% stabilita per le Regioni alle prese con il piano di rientro».
Alle turbolenze generali si aggiunge Federanziani. Ricevuta d’urgenza presso la sede del dicastero di Fazio, l’associazione ha chiesto lumi al ministro (che si è detto «preoccupato per il blocco degli investimenti nella sanità »). «E se una persona anziana che è esente per una determinata malattia richiede una prestazione che non rientra in quella patologia, come funziona?», gli chiede il presidente Roberto Messina. Questioni che danno il senso dello smarrimento generale. Fazio risponde in serata con una nota che richiama il criterio dell’appropriatezza: se la prestazione è scollegata con la patologia, il ticket sarà  dovuto.
Sul piano politico, se da una parte il governatore Formigoni gongola per “la via lombarda al ticket” (graduato da zero a 30 euro), che a suo dire fa scuola in Italia («Il ticket non può essere aggirato», ripete), dall’altra placa le proteste ribadendo che le esenzioni al ticket rimarranno tali per i lombardi. Il Comune di Milano, intanto, potrebbe introdurre l’addizionale Irpef dello 0,2% per il 2011, con un’esenzione per i redditi sotto i 20-26 mila euro: tra i 350 e i 450 milanesi, secondo le stime, sarebbero dunque colpiti (oggi la proposta arriva in giunta). E’ la prima tassa dell’era Pisapia per scongiurare il rischio che il Comune sfori il patto di stabilità  sulla spesa corrente di circa cento milioni di euro. Non un buon momento, in ogni caso, per i cittadini.


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CAMUSSO: LA FIAT VIOLA REGOLE, CREA LEGGI “AD AZIENDAM” TRE STABILIMENTI CHIUSI DOPO ANNUNCIO DI “FABBRICA ITALIA”.
«Da mesi denunciamo che in questo Paese la Fiat viola le regole, crea leggi ad aziendam. Non dice qual’è il piano industriale e il futuro dei lavoratori. Ad un anno e mezzo dall’annuncio di Fabbrica Italia il bilancio sono tre stabilimenti chiusi», dice Susanna Camusso, segretario della Cgil da piazza del Popolo. «Fincantieri? Questa vertenza è un’altra che giace presso il ministero dello Sviluppo economico da tempo infinito. Non c’è un piano industriale. Non c’è una idea di come si contrasta la crisi e neanche di politica industriale. Il decreto sviluppo? Se le indiscrezioni sono quelle circolano, non c’è nulla a che fare con la crescita del paese». La manifestazione della Fiom da un corteo che doveva essere, si è limitata ad un sit-in dopo l’ordinanza del sindaco e il divieto della Questura relativamente agli incidenti di piazza del Popolo della scorsa settimana: «Abbiamo già  detto e insistiamo che non si può rinunciare a esprimere opinioni, a manifestarle e a farlo qui. Questa è la Capitale, è il luogo deputato, pensiamo anche che la logica del divieto fomenti la violenza. Che si combatte garantendo che chi partecipa abbia come discriminante la non violenza. E noi ce l’abbiamo».

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