Grecia, stallo tra le banche creditrici si rafforza l’idea di allungare le scadenze
MILANO – Un’altra riunione senza la fumata bianca, ma entro qualche giorno Vittorio Grilli tirerà le fila con le istituzioni comunitarie, per definire la partecipazione dei creditori privati al secondo piano di salvataggio greco. I più grandi sottoscrittori del debito di Atene – principalmente banche tedesche e francesi – riuniti nella lobby Iif, si sono visti a Roma davanti al direttore generale del Tesoro, nella sua altra funzione di presidente del Comitato economico e finanziario europeo.
Non si è riusciti a formulare una proposta alternativa a quella francese di settimana scorsa, ma sembra che entro lunedì Grilli conferirà con i suoi referenti politico-istituzionali. Non c’è tempo da sprecare, perché sui mercati le spie della pandemia finanziaria prossima ventura continuano a intensificarsi. «Ci siamo confrontati sulla partecipazione dei privati al piano, continuiamo a ragionare sui propositi già sul tavolo», ha detto uno dei presenti. Mercoledì, a Parigi, c’era stato un analogo confronto. Ieri partecipavano rappresentanti di Deutsche Bank, Bnp Paribas, Intesa Sanpaolo, ma anche assicuratori, funzionari della Bce, della Commissione e del governo di Atene. Le opzioni sul tavolo sembrano almeno un paio: la proposta francese di “alleggerire” il valore nominale delle emissioni a più breve scadenza e quella tedesca, più di respiro perché punterebbe ad allungare i termini del debito greco quotato (in tutto 340 miliardi di euro), impegnando i creditori a non vendere. Anche un misto delle due ipotesi sarebbe al vaglio. «Le banche sarebbero anche disposte a deprezzare o svalutare i bond greci – dice un banchiere vicino alla trattativa – ma a quel punto nascerebbe un problema molto più grande, perché di fatto avremmo decretato il default della Grecia. E la speculazione punterebbe contro il debito di Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia. Ciò che si decide per Atene varrà poi per l’intero sistema». Un recente studio di Mediobanca securities ha ipotizzato un deprezzamento dei bond greci del 43%, che aggiunto alla svalutazione degli altri titoli sovrani europei (in base ai prezzi delle loro polizze anti default) ha stimato un complessivo impatto negativo per le banche continentali di 81 miliardi, pari al 9% del loro patrimonio tangibile.
Settimana scorsa la Federazione bancaria francese aveva proposto un riassetto di parte del debito greco, proponendo ai privati di reinvestire il 70% dei proventi dei titoli in scadenza al 2014 in nuove emissioni trentennali. Ma il giudizio di Standard & Poor’s ha congelato l’idea: «Il piano francese, offrendo agli obbligazionisti un valore inferiore all’originario, porterebbe probabilmente a un default», aveva detto l’agenzia di rating americana, preparandosi ad ribassare il debito di Atene a D (D per default, fallimento). La sparata di S&p aveva provocato le stizze della Commissione Ue, che studiando il bis del salvataggio greco aveva definito «centrale» il coinvolgimento dei creditori privati «su base volontaria, per ridurre in modo sostanziale le necessità finanziarie di Atene». Del debito greco quotato ben 55 miliardi è in pancia alla finanza francese, 34 miliardi a quella tedesca. E si ferma a 4 miliardi l’esposizione bancaria italiana.
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