Grande Fratello detective ecco come le telecamere svelano le cattive intenzioni
Hanno occhi e orecchie. Ma da oggi sanno anche guardare nel nostro cuore e riconoscere le nostre intenzioni. Le telecamere che ci promettono sicurezza, in strada e negli aeroporti, non si limitano più a riprendere immagini. Registrano nuovi parametri come la frequenza cardiaca e il calore corporeo. Se messe accanto a un computer, imparano perfino a riconoscere gli individui pericolosi tra la folla di uno stadio, un teatro o una stazione.
A queste tecnologie sviluppate soprattutto in Israele e testate in alcuni aeroporti americani, anche l’Europa ha deciso di affidarsi. Nel 2013 raggiungerà il traguardo il sistema di telecamere intelligenti Adabts, sigla di “Automatic detection of abnormal behaviour and threats in crowded place” che vuol dire “rilevamento automatico di comportamenti anomali e minacce negli spazi affollati”. Il progetto è partito nel 2009 ed è finanziato con 4,8 milioni di euro dall’Unione europea. A portarlo avanti sono università , aziende militari (la Bae inglese) e agenzie di sicurezza di Svezia, Gran Bretagna, Olanda, Norvegia e Bulgaria. Ma se manterranno le loro promesse, le nuove tecnologie si faranno presto strada anche negli altri paesi europei.
Se un individuo corre laddove tutti camminano, se all’improvviso si crea un assembramento in un’area poco affollata, se due o tre uomini convergono in direzione di una donna che procede da sola, il sistema lancia l’allarme. Riesce a farlo perché le telecamere distinguono le silhouette umane e ne tracciano gli spostamenti, mentre il software di un computer è stato programmato per riconoscere i comportamenti sospetti.
Fin qui telecamere e chips. Ma i sistemi su cui le aziende di sicurezza sono al lavoro promettono di andare molto più in profondità . Il progetto Adabts ad esempio studia come registrare le variazioni del battito cardiaco di un uomo attraverso un sistema radar. Le termocamere a infrarossi misurano il calore emanato dal corpo. Così come sono state applicate negli aeroporti durante le ultime epidemie di influenze, o come a bordo degli elicotteri vengono sfruttate dalle forze dell’ordine per identificare i fuggitivi nelle zone campestri, in futuro potranno essere adattate anche al riconoscimento di individui più nervosi del normale. Mentre i microfoni oggi hanno raggiunto livelli di sensibilità tali da poter distinguere il rumore di vetri infranti, un urlo o una voce particolarmente acuta che spicca nel brusio di un corridoio d’aeroporto.
Prima ancora degli europei, a sviluppare queste idee, ottenendo fra l’altro dei finanziamenti dalle autorità aeroportuali statunitensi, sono stati gli israeliani. L’azienda di Cesarea Wecu (“We see you”: ti stiamo guardando) riconosce eventuali reazioni di nervosismo nel momento in cui si osservano immagini particolari, come la parola “jihad” scritta in arabo o una foto di un campo di addestramento di al-Qaeda. L’idea è che i terroristi di fronte a questi stimoli debbano avere reazioni diverse da quelle dei viaggiatori normali. E i sistemi che studiano i riflessi del corpo di fronte a un interrogatorio, messi a punto dalla ditta israeliana Suspect detection systems, sono approdati in via sperimentale in alcuni aeroporti Usa dopo un programma di test nei checkpoint israeliani in Cisgiordania.
A differenza di un uomo, un computer di fronte a una telecamera non corre il rischio di annoiarsi o addormentarsi. Ma oltre alle preoccupazioni per la privacy che sono state sollevate al momento del lancio del progetto Adabts, i sistemi di “riconoscimento intelligente” hanno ancora seri problemi per quanto riguarda i “falsi positivi”: quei viaggiatori cioè che sono nervosi, corrono e hanno il cuore veloce perché il loro aereo sta partendo, le valigie sono pesanti o i figli non vogliono saperne di seguirli.
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