Gli schizzi che infangano il buon nome del partito

by Sergio Segio | 28 Luglio 2011 7:23

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 MILANO.Se, come dice Pierluigi Bersani, si è davvero messa in moto la macchina del fango, è certo che gli schizzi stanno arrivando da tutte le parti.
Il «sistema» di Filippo Penati
La presunta «diversità » del partito rischia di essere spazzata via dall’inchiesta condotta dai pm di Monza che vede Filippo Penati indagato per corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti. La storia risalirebbe al 2001, quando Penati era sindaco di Sesto San Giovanni e avrebbe intascato tangenti per favorire alcuni imprenditori in merito alla riconversione industriale dell’ex area Falck, una delle aree dismesse più grandi d’Europa; 1,3 milioni di metri quadrati che fanno gola ad un gruppo di immobiliaristi (alcuni dei quali finiti in disgrazia) a dir poco spericolati. Penati, che si dichiara innocente, si è dimesso dall’incarico di vice presidente del consiglio regionale lombardo e continua ad essere sostenuto dal segretario. Ma le cose non si stanno mettendo nel migliore dei modi. I pm di Monza, infatti, hanno chiesto ai colleghi milanesi la trasmissione degli atti di un’indagine ancora aperta: la vicenda dell’acquisto da parte della Provincia di Milano (amministrata da Penati) del 15% delle azioni della Milano-Serravalle del gruppo Gavio, che realizzò un utile di 176 milioni avendole vendute a 8,9 euro l’una dopo averle pagate 2,9.

L’imbarazzante Alberto Tedesco
Sulla vicenda di Alberto Tedesco – l’ex assessore alla sanità  in Puglia e fino a ieri senatore del Pd indagato in merito alla sanità  pugliese con l’accusa di concussione, turbativa d’asta e falso in relazione ad alcuni appalti truccati – almeno Pierluigi Bersani ha ammesso un errore. Al di là  del salvataggio dello scorso 20 luglio, quando Tedesco è stato clamorosamente «salvato» in parlamento dall’arresto nonostante il Pd si fosse espresso pubblicamente a favore, l’errore del partito risale al 2009. Allora, mentre la procura di Bari stava indagando su Tedesco, il Pd favorì il suo ingresso a Palazzo Madama proprio per evitargli un arresto che sembrava imminente. Quindi, in questo caso, che forse è il più imbarazzante, gli errori di valutazione sono stati almeno due.
Sulle ali di Franco Pronzato
Diversamente dal senatore Tedesco, Franco Pronzato, componente del cda di Enac – indicato dal Pd e già  nominato responsabile per il trasporto aereo del partito – è stato arrestato un mese fa a Genova con l’accusa di aver intascato una tangente per l’assegnazione di un appalto del valore di 1 milione di euro per i voli di collegamento tra Roma e l’Isola d’Elba. Bersani, oltre a negare che si tratti di un «suo uomo», ha precisato che il «doppio incarico è una cosa inopportuna» e ha sottolineato di «aver ricavato insegnamenti dalla vicenda, ma vorrei che fosse messa nelle giuste dimensioni». L’insegnamento andrebbe catalogato sotto la voce «conflitto di interessi», perché Franco Pronzato aveva un incarico nel partito e nello stesso tempo un incarico amministrativo in un’azienda come l’Enac.
Le mazzette dell’Abruzzo
L’ultimo caso di malaffare che coinvolge il Pd, ultimo forse anche in ordine di importanza ma non per questo meno imbarazzante, arriva dall’Abruzzo. Marino Roselli, ex presidente del Pd del consiglio regionale dell’Abruzzo (oggi coordinatore regioale Api) è stato arrestato l’altra mattina nell’ambito di un’inchiesta sull’urbanistica e sui rifiuti di un piccolo comune vicino a Pescara, Spoltore. Nell’ambito della stessa inchiesta sono stati arrestati anche il sindaco di Spoltore, Franco Ranghelli (Pd), e il vicepresidente della società  Ambiente Spa. I tre, agli arresti domiciliari, sono accusati di associazione a delinquere, corruzione, falso ideologico e abuso d’ufficio.

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