Gli indignati: meno sfratti più orti

by Sergio Segio | 10 Luglio 2011 7:24

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 BARCELLONA.Gli indignados di Barcellona ricominciano dai barrios. Dopo le giornate nella «AcampadaBCN» (l’accampamento improvvisato a Plaza Catalunya) gli indignados e le indignadas che vivono in Catalonia (perché oltre ai catalani i partecipanti sono di tutte le nazionalità , Barcellona, soprattutto, è una città  cosmopolita) si sono ritrovati nei loro barrios per portare avanti nei territori che vivono e attraversano quotidianamente la mobilitazione e il lavoro che si è cominciato a definire in Plaza Catalunya.

Oggi è il giorno dell’«assemblea generale» dei barrios. Un appuntamento preceduto da molte riunioni nei singoli quartieri. Domenica scorsa a nel centrale Poble Sec un centinaio di giovani (e meno giovani, la partecipazione è davvero variegata) si sono riuniti nella Plaà§a del Sortidor. Seduti per terra, divisi in gruppi di lavoro, hanno cominciato a discutere di come andare avanti all’interno del quartiere: conoscere il territorio in cui si vive o si lavora per affrontarne le problematiche. Quindi inevitabile e indispensabile primo passo la mappatura del barrio. I problemi a Poble Sec, come in tutta la città , sono molti. A partire da quello abitativo. Non è un caso che proprio la commissione sulla «vivienda» sia tra le più attive. La casa è il terreno su cui la crisi si tocca con mano, forse più che su altre questioni. Sono migliaia le famiglie che, a seguito della crisi, fanno i conti con problemi abitativi. Vuoi perché gli è stata requisita l’abitazione dalle banche, quando non potevano pagare il mutuo, vuoi perché gli affitti rimangono alti e il lavoro disponibile poco. Dal 2009 è molto attiva la «Plataforma de Afectados por la Hipoteca-PAH» che si mobilita tra le altre cose per bloccare gli sfratti esecutivi. Da quando è nato il movimento degli indignados, il cosiddetto Movimiento 15-M (Puerta del Sol a Madrid è stata occupata il 15 maggio), i blocchi degli sfratti sono aumentati notevolmente. La Plataforma è un’associazione di cittadini nata a Barcellona, alla quale partecipano uomini e donne che soffrono in prima persona le difficoltà  di non poter pagare mutui e ipoteche per via della crisi così come attivisti per il diritto alla casa (dal 2007 gli sfratti in Spagna sono stati mezzo milione).
Oltre alla casa però gli indignados stanno mettendo in piedi una serie di iniziative rivolte al territorio. Per esempio nel quartiere di Sants si sta lavorando alla creazione di orti. Il filo conduttore di queste iniziative è unico: un altro modello di sviluppo è possibile e va praticato. «Ci unisce sì – dicevano in Plaza Catalunya gli indignados – il malessere per le nostre vite di precarietà  e disuguaglianza, ma ci unisce soprattutto la voglia di cambiamento». Essere protagonisti del cambiamento, dunque, a partire dai territori. Per questo nelle assemblee delle piazze, tornate a essere luogo di incontro, scambio, dibattito, azione politica, ci sono i giovani come i meno giovani. La piazza: un luogo che da tempo non si vedeva vissuto e «reclamato» dai suoi cittadini. In questo l’assemblea dei barrios somigliavano molto alle assemblee dei presidi popolari No Tav della Val Susa. E non è un caso che proprio domenica scorsa, in occasione della grande manifestazione in Val Susa, anche da Barcellona siano partiti messaggi di solidarietà  e segnali di un’attenzione verso un movimento, quello contro l’alta velocità , che è per molti versi precursore degli indignados attuali.
Prendono la parola. Protagonisti di questo cambiamento. All’assemblea di Poble Sec ci sono tante donne, molte delle quali sotto i trent’anni. Sono le improvvisate portavoci per un giorno (perché il movimento ci tiene a ribadire che non ha portavoci, non è un partito e tutti possono prendere la parola) dei gruppi di lavoro che discutono di un documento su come organizzarsi (perché un minimo di organizzazione, anche burocratica, ci vuole) presentato dall’assemblea del barrio di Sants.
Raccontano di cosa si pensa di fare a Poble Sec, cominciando da una festa di quartiere per coinvolgere i cittadini. E poi naturalmente c’è da coordinarsi con gli altri barrios e con il movimento più allargato. Quindi un occhio a Plaza Catalunya, uno alla Puerta del Sol di Madrid. E oltre. L’AcampadaBCN ha scritto anche un documento di solidarietà  con gli indignados greci. «La lotta è di tutti e tutte – si legge nel documento – per questo rigettiamo le pressioni interessate esercitate tanto dall’Unione europea, il FMI e la Banca Centrale europea quanto quelle dei governi spagnolo, francese e tedesco che mirano solo a imporre misure di austerità  che riteniamo antisociale, antisolidali e draconiane».

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