by Sergio Segio | 21 Luglio 2011 6:37
MILANO— Fiat stringe sul nuovo sbarco in Russia atteso a fine estate. Prepara l’intesa con un partner locale — finanziario non industriale, e in proposito delle trattative con Sberbank si è detto nelle scorse settimane— e mette a punto il piano industriale. La novità è che dal nuovo impianto russo del Lingotto uscirà un suv del segmento C e D con il marchio Jeep, oltre al «Grand Cherokee » .
Nei giorni scorsi la stampa russa aveva ipotizzato il fallimento della ricerca da parte di Fiat del sito per localizzare il nuovo centro di produzione, ma in realtà i negoziati con gli interlocutori locali stanno procedendo. Tutti gli accordi di partenariato e per la realizzazione di joint venture in Russia sono condizionati dalla legge 166, che assicura la protezione degli investimenti delle industrie straniere nel Paese, attraverso l’imposizione di alti dazi doganali sulle vetture importate. La mossa più recente del Lingotto per rispettare i vincoli russi è stata l’incorporazione in Fiat spa della consociata Saveco. La società — partecipata al 51%da Iveco, per il resto da uno dei maggiori carrozzieri russi, la Samotlor-NN, operativa dal 2008 — è già ammessa ai benefici della legge 166 che le consentono la produzione locale del «Daily» .
Vladimir Putin ha sottolineato recentemente che «Mosca non cancellerà le nuove norme per l’assemblaggio di auto che prevedono la produzione in loco di 300mila veicoli all’anno ed una delocalizzazione produttiva del 60%» .
Le dichiarazioni del premier russo erano sembrate una sollecitazione nei confronti dell’azienda italiana a chiudere a breve, con il partner scelto, per rientrare nel mercato di Mosca. Per il ritorno del gruppo italo americano in Russia, con un investimento che dovrebbe sfiorare il miliardo di euro, adesso è indispensabile realizzare la struttura industriale. Tre le aree possibili per il nuovo impianto: la prima, certamente la preferita, è a pochi chilometri dalla fabbrica di Gaz, una delle maggiori aziende del settore, nel distretto federale del Volga, dove è già disponibile una struttura adatta ad essere velocemente modernizzata. L’altra zona esplorata è quella di San Pietroburgo, che resta però sovraffollata dai produttori automobilistici mondiali, presenze che hanno modificato i rapporti con le aziende di componentistica. La terza opportunità individuata è nei sobborghi di Mosca.
La capitale russa sta facendo offerte allentanti agli investitori, pur essendo caotica e senza linee logistiche adatte ad ospitare un sito che produrrà , inizialmente, almeno 120mila pezzi annui con il marchio Jeep, veicoli a trazione integrale, adatti e richiesti dal mercato locale che, entro il 2015, sarà secondo le stime unanimi il primo in Europa e nel 2020, con quattro milioni di immatricolazioni attese, il sesto nel mondo.
Non è esclusa l’ipotesi di assemblare nello stesso impianto anche il Fiat Ducato, che necessita di una linea di verniciatura specifica. Per effettuare quest’ultima fase di lavorazione è allo studio la possibilità di appoggiarsi a Gaz come subfornitore. Il gruppo russo costruisce già per Mercedes il van «Sprinter» e le dimensioni dell’impianto sono adeguate ad accettare anche il Ducato.
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