Fiat-Chrysler a tappe forzate verso la fusione

by Sergio Segio | 16 Luglio 2011 7:00

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TORINO – Fiat e Chrysler procedono a tappe forzate verso la fusione. Sergio Marchionne sta apportando gli ultimi ritocchi al piano che, si dà  per scontato, possa presentare già  nel consiglio della semestrale Fiat che si terrà  in Brasile il 26 luglio, il primo con il consolidamento di Chrysler. Con i conti verrà  annunciata anche la nascita di un team unico per la nuova società : non più 25 top manager per ognuna delle due azienda ma un nuovo e più ristretto gruppo sempre alle dirette dipendenze di Marchionne. «La presenza di un team unico e di un reporting finanziario consolidato rendono improbabile l’approdo in Borsa di Chrysler» scrive il Wall Street Journal che rilancia la fusione di cui si parla da tempo ma che appare matura da quando Fiat ha superato largamente la soglia del 50% di controllo della società  di Auburn Hills.
L’esordio del Brasile come sede del board e la nascita della nuova entità  italo-americana ripropongono la questione della struttura futura di Fiat non più o non soltanto come azienda con una sede storica, a Torino, come baricentro ma come gruppo policentrico di casa nelle tre grandi aree in cui è maggiormente presente. Europa, Stati Uniti, Brasile. Del resto se dovesse concentrarsi solo sulla vecchia Europa Marchionne avrebbe qualche serio problema, per lo meno a giudicare dai risultati di mercato che in giugno hanno fatto registrare una flessione dell’8,1% con ciò annunciando un secondo semestre del 2011 che gli esperti non esitano a definire quanto meno all’insegna dell’incertezza. Ecco perché con anticipo sui tempi previsti sta avviandosi a una fusione dalla quale nascerà  un gruppo da 3,58 milioni di vetture vendute nel mondo e un fatturato 2010 da 81,47 miliardi di dollari che secondo il Wsj lo colloca al sesto posto nella classifica mondiale del settore.
La soglia dei 6 milioni di auto è ancora lontana e forse per raggiungerla Marchionne dovrà  inventarsi qualche alleanza. Ma lui per il momento pensa a rendere più snella la struttura di comando e a incassare i risultati degli accordi realizzati in Europa e fuori nella convinzione che per il 2014 quel traguardo sarà  meno lontano. Mentre in Europa fa i conti, appunto, col mercato e in Italia con le sentenze dei tribunali relative ai suoi rapporti col sindacato: da Melfi, dove un giudice si è pronunciato per il non reintegro di tre operai licenziati dall’azienda, mettendo subito in moto la macchina del ricorso e delle proteste Fiom, a Torino dove un altro giudice dovrà  pronunciarsi oggi sulla esclusione della Fiom dalla newco di Pomigliano. Un contenzioso che potrebbe influenzare le scelte della Fiat anche e soprattutto dopo la fusione. Insomma un luglio denso di scadenze e forse anche di novità  per la Fiat che, nonostante le novità  presentate nel primo semestre, fatica a trovare il passo giusto nei mercati europei intesi come Ue più Efta dove in giugno sono state immatricolate 1 milione 272 mila 904 vetture con un calo dell’8,1% anche se ridotto all’1,8 nel semestre. Il mese scorso ha visto in leggero rosso anche la Volkswagen che comunque si conferma al primo posto: appena uno 0,5% in meno che è poca cosa rispetto alle perdite dell’11,9% del gruppo Psa (al secondo posto per vendite), il 25% di Toyota, l’8,4% della Fiat.

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