Emergenza Somalia: carestia, violazioni e crimini di guerra anche sui bambini
In un rapporto diffuso ieri, l’agenzia dell’Onu avverte che nei prossimi uno o due mesi la carestia si diffonderà in tutto il sud della Somalia. “Insieme alla crisi in corso nel resto del paese, il numero di somali che hanno bisogno di assistenza umanitaria è aumentato 2,4 a 37 milioni negli ultimi sei mesi. Complessivamente, circa 12 milioni di persone nel Corno d’Africa necessitano attualmente di assistenza d’emergenza” – afferma l’agenzia. La presidenza francese del G20 ha chiesto alla FAO di organizzare il 25 luglio a Roma un vertice sull’emergenza nel Corno D’Africa.
“La carestia era stata dichiarata ufficialmente in questa zona l’ultima volta nel 1993, e tutti speravano di non dover più sentire questa parola orribile. Ma la combinazione letale di instabilità politica, siccità e aumento dei prezzi delle derrate alimentari, riporta purtroppo a questi scenari apocalittici” – commenta la coalizione di Ong italiane Agire che rinnova l’appello per la raccolta fondi per garantire i necessari soccorsi di emergenza. Nove delle Ong di Agire (ActionAid, Amref, Avsi, Cesvi, Coopi, Cisp, Intersos, Save the Children e Vis) possono contare su una presenza radicata e un’attività di lungo periodo nelle aree oggi colpite dalla grave siccità . La loro risposta alle necessità attuali obbliga quindi a interventi immediati, concreti ed integrativi rispetto a quanto già in corso
Secondo le stime di Save the Children più della metà della popolazione nelle zone più colpite della Somalia è costituita da bambini. “Sono 2 milioni quelli che soffrono le conseguenze più terribili della grave crisi alimentare e per 1 milione di loro c’è il rischio concreto di perdere la vita ” – afferma Save the Children. “La dichiarazione dello stato di carestia deve scuotere la comunità internazionale,” – ha detto Ben Fot, Direttore Save the Children in Somalia. “Save the Children sta sfamando e curando migliaia di bambini nel Paese ma assistiamo al raddoppio del numero dei bambini malnutriti e non ci sono risorse sufficienti per far fronte alle necessità . L’intervento umanitario deve moltiplicarsi in modo massiccio e urgente.”
Ma la crisi in Somalia ha ripercussioni drammatiche su tutta la regione, in particolare in Kenya ed Etiopia, paesi che accolgono il maggior numero di sfollati somali e che sono a loro volta colpiti da una grave siccità . 11,5 milioni di persone risultano direttamente interessate dalla crisi nel corno d’Africa. “La situazione è estremamente grave – afferma dal campo profughi di Dadaab Leonida Capobianco, rappresentante di AVSI in Kenya – Ogni giorno arrivano 1.400/1.500 profughi dalla Somalia. Tra loro ci sono famiglie che hanno camminato per 27 giorni. Alcuni hanno perso i figli, sono stati attaccati dalle iene e non hanno mangiato per giorni interi. Chi come noi lavora nel campo da anni vive oggi la difficoltà di non riuscire a far fronte a questa tragedia umana”. “Le organizzazioni umanitarie hanno bisogno di fondi subito – dice Marco Bertotto, direttore di Agire. Non possiamo lasciare che lo spettro della fame continui ad uccidere migliaia di bambini, uomini e donne. La comunità internazionale ha stimato che nei prossimi due mesi siano necessari oltre 300 milioni di dollari. Facciamo appello alla generosità di tutti” – conclude Bertotto.
Intanto, in un nuovo rapporto diffuso ieri da Amnesty International, l’associazione denuncia l’estensione dei crimini di guerra di cui sono vittime le bambine e i bambini in Somalia, tra cui il sistematico arruolamento di soldati di età inferiore a 15 anni da parte dei gruppi armati islamisti. Il rapporto dal titolo “Sulla linea del fuoco. Bambine e bambini sotto attacco in Somalia” (in inglese in pdf) rivela l’impatto complessivo del conflitto armato in corso nel paese. Nel rapporto Amnesty International denuncia, oltre agli arruolamenti forzati, anche il diniego dell’accesso all’istruzione e le uccisioni e i ferimenti nel corso degli attacchi indiscriminati contro aree densamente popolate.
“Quella della Somalia non è solo una crisi umanitaria. È una crisi dei diritti umani e una crisi delle bambine e dei bambini” – ha dichiarato Michelle Kagari, vicedirettore per l’Africa di Amnesty International. “Se sei un bambino in Somalia rischi la vita in ogni momento: puoi essere ucciso, reclutato e spedito al fronte, punito da al-Shabab perché ti hanno trovato mentre ascoltavi musica o indossavi ‘vestiti sbagliati’, costretto ad arrangiarti da solo perché hai perso i genitori o puoi morire perché non hai accesso a cure mediche adeguate” – ha spiegato Kagari, sottolineando che “la crisi umanitaria che ha colpito le bambine e i bambini in Somalia è anche la conseguenza del fatto che negli ultimi due anni al Shabab ha impedito l’accesso agli aiuti”.
Il rapporto analizza oltre 200 testimonianze di rifugiati somali, bambini e adulti, che si trovano attualmente in Kenya e a Gibuti. Molti hanno affermato di essere stati costretti a fuggire dalle regioni centromeridionali per evitare l’arruolamento da parte dei gruppi armati. Il Governo federale di transizione della Somalia è a sua volta accusato dalle Nazioni Unite di aver reclutato, impiegato, ucciso e ferito i bambini nel conflitto armato. Sebbene si sia impegnato a rispettare i diritti dei minori, non ha ancora preso alcuna misura concreta per porre fine all’uso dei bambini nei ranghi delle forze che combattono dalla sua parte.
I miliziani islamici di Al-Shabab, il principale gruppo armato che si oppone al governo, ha imposto severe limitazioni al diritto all’istruzione, impedendo ad alcune alunne di frequentare la scuola, vietando l’insegnamento di alcune materie o usando le scuole per indottrinare i bambini e farli partecipare ai combattimenti.Al-Shabab sta ricorrendo sempre di più a metodi minacciosi per reclutare i bambini, offrendo loro telefonini o danaro o compiendo raid e rapimenti nelle scuole o in luoghi pubblici. Alcuni bambini intervistati da Amnesty International hanno riferito di insegnanti uccisi durante gli assalti alle scuole e di bambine obbligate a sposare i miliziani. A causa delle violazioni subite o cui hanno assistito, la dimensione del trauma tra i rifugiati somali, inclusi i bambini, è elevata.
La comunità internazionale deve aumentare le misure di protezione riguardanti il crescente numero di bambini somali separati dalle loro famiglie e accrescere il sostegno psicosociale e i programmi d’istruzione. “Questo è un conflitto senza fine, in cui ogni giorno i bambini vivono orrori inimmaginabili. Il rischio di diventare una generazione perduta è concreto, se il mondo continuerà a ignorare i crimini di guerra che colpiscono così tanti di loro” – ha concluso Kagari. [GB]
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