Effetto Libia sui conti dell’Eni

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MILANO – La guerra civile che si sta stancamente trascinando in Libia pesa sui conti della Libia. E non poco: la produzione di idrocarburi è scesa nel secondo trimestre dell’anno del 15% e l’utile rettificato cala del 14% a 1,44 miliardi di euro.
Sono questi i dati più significativi contenuti nell’analisi dei primi sei mesi dell’anno della prima delle società  italiane. Che vedono Eni soffrire per quanto sta accadendo sull’altra sponda del Mediterraneo, dove il protrarsi della crisi politica rende impossibile fare previsioni su quando potrà  riprendere la produzione di gas e petrolio.
Al momento, ha reso noto l’Eni, la produzione di idrocarburi è scesa da 1,489 milioni di barili “equivalenti” al giorno a 1,586 milioni: rispetto a sei mesi fa il calo è del 12%, mentre rispetto al secondo trimestre del 2010 il calo è ancora più marcato (-15%). Tutta colpa della Libia, dove sono sospese tutte le attività  estrattive e di esportazioni attraverso il gasdotto Greenstream, ad eccezione del giacimento di Wafa, il cui gas è destinato alla produzione locale di energia elettrica per 50 milioni di barili al giorno.
Tutto ciò ha impattato sui profitti: l’utile netto del semestre si è fermato a 3,8 miliardi di euro, mentre quello adjusted è in crescita del 4% a 3,63 miliardi di euro. Ben più pesanti i numeri relativi al secondo trimestre, quando l’utile netto è stato pari a 1,25 miliardi, mentre quello adjusted ha registrato una flessione del 14% a 1,44 miliardi.
In compenso, sono salite del 9% le vendite di gas del gruppo fino a 21 miliardi di metri cubi nel trimestre (mentre nel semestre la crescita si è fermata a un +7%). A trainare le vendite sono stati i mercati europei (+26% nel trimestre, +19% nel semestre) in particolare della Turchia, Germania, Belgio, Gran Bretagna e Francia. In Italia, la crescita (+13% nel trimestre, +11% nel semestre) «è dovuta alla riconquista di clienti e ai maggiori prelievi nel settore termoelettrico, industriale e grossista, in parte compensati dai minori ritiri degli importatori in Italia (-74% nel semestre) anche a causa della minore disponibilità  di gas libico».
Il mercato non ha preso bene la diminuzione dell’utile netto. In Borsa, la giornata di contrattazione si è chiusa con un calo dell’1,6% (mentre il listino principale ha fatto segnare un rosso dello 0,67%). Secondo gli operatori ciò sarebbe dovuto alle stime della vigilia: secondo gli analisti censiti da Reuters gli esperti si aspettavano profitti leggermente più alti a 1,62 miliardi di euro. Nonostante tutto questo, l’ad Scaroni si è mostrato ottimista: «I risultati attesi per il 2011 sono solidi e le prospettive di crescita e di redditività  future ci consentono di confermare la nostra politica di dividendo». A questo proposito il cda ha proposto un acconto sulla cedola da distribuire in autunno pari a 0,52 centesimi.
L’ultima novità  di giornata riguarda la governance della società . Per la prima volta Eni avrà  un comitato nomine. Lo ha istituito il consiglio di amministrazione e ne faranno parte il presidente Giuseppe Recchi, cui si affiancheranno i presidenti degli altri comitati consiliari: Alessandro Lorenzi (controllo interno), Alessandro Profumo (oil-gas energy committee) e Mario Resca (compensation committee).


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