Effetto Colosseo su Rialto Sponsor per rifare il ponte

by Sergio Segio | 28 Luglio 2011 6:24

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VENEZIA — La scorsa primavera, era crollata, senza recar danno, una colonnina della balaustra; l’altro giorno, è stata la volta di un masegno sconnesso, nella parte alta del ponte più famoso di Venezia. Due piccoli cedimenti che, con altri meno recenti, sono la spia del malessere, per usare un termine più adatto agli umani che alle pietre. Ma anche i monumenti hanno una vita e i cinque secoli del ponte di Rialto, pur portati bene, tenuto conto delle orde di turisti che ogni giorno lo calpestano, cominciano a pesare. Fatto sta che è ora di intervenire.
Alessandro Maggioni, assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Venezia, dopo aver premesso che i punti di fragilità  del centro storico sono numerosi, afferma: «Abbiamo stanziato 200.000 euro in due anni, per il monitoraggio di Rialto, di concerto con lo Iuav (un polo universitario veneziano n. d. r). Più altri 500.000 per riqualificare le rive adiacenti al ponte» . Dice anche che sono appena cominciati i restauri di una balaustra, ad opera (gratuita) degli artigiani veneziani. Un bell’esempio di sponsorizzazione locale. Come già  avvenne con il progetto «Veneziani per Venezia» , pool di aziende locali che si sono prese cura di una serie di monumenti: fontane, statue, vere da pozzo. Ma Rialto è Rialto. «Per metter mano a un intervento radicale— nota l’assessore — occorrono 4/5 milioni di euro. Non è facile reperirli, in un momento di crisi come questo. Ma l’appello alla generosità  dei grandi imprenditori privati può ancora funzionare» . E come ha funzionato per il Colosseo, che rinascerà  con i quattrini di Diego Della Valle, anche Rialto avrà  il suo mecenate: Renzo Rosso.
Non v’è ancora il timbro dell’ufficialità ; tuttavia, fonti sicure confermano che l’imprenditore vicentino dell’abbigliamento, noto per il suo marchio globale, Diesel, è pronto a sborsare la somma necessaria a far risplendere il ponte che taglia, più o meno a metà , il Canal Grande. La scelta di Rosso è caduta su Rialto, dopo avere esaminato una serie di opere che il Comune gli aveva sottoposto. Del resto, la fama di Venezia, città  d’arte unica al mondo, è senza pari. Si spiegano così le piccole e grandi sponsorizzazioni nazionali e internazionali di monumenti ed edifici.
L’esempio più significativo è quello del magnate francese del lusso Francois Pinault, sbarcato in Laguna con grandi progetti: prima l’ «acquisizione» di Palazzo Grassi, poi Punta della Dogana, già  area dismessa, recuperata magnificamente. L’appeal indiscusso della Serenissima, oggi più di ieri, sta portando capitali freschi e nomi importanti dell’imprenditoria. Che danno soldi a una città  che ha bisogno di restauri continui, e in cambio ricevono lustro. «Un ritorno di immagine ma anche un impegno civile delle persone economicamente più forti — osserva il sindaco Giorgio Orsoni —. Inutile dire che questo mecenatismo fa bene a Venezia, soprattutto in un momento in cui la Legge Speciale non ci aiuta più di tanto» .
E se Renzo Rosso è la new entry, con il finanziamento del progetto del ponte di Rialto, la lista dei privati che si sono impegnati per Venezia è lunga. Tra questi: la Fondazione Prada (interni di Ca’ Corner de La Regina), Bulgari (Scala d’oro del Palazzo Ducale), Replay (la facciata di Ca’ Rezzonico, il Palazzo delle Prigioni), Palazzetti (i 4 caminetti delle sale di Palazzo Ducale), Louis Vuitton e Arzanà  Navi (padiglione Venezia ai Giardini della Biennale). Merita una citazione l’intervento «affettivo» dello stilista Pierre Cardin, che ha contribuito, con la Pizzeria Nano Risorto, ai restauri del Sotoportego della siora Bettina.

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