Edison, secondo trimestre in rosso pesano calo domanda e svalutazioni

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MILANO – Secondo trimestre negativo per Edison e risultato netto in peggioramento: dai 20 milioni di rosso del marzo scorso l’utility è scesa a una perdita di 62 milioni al 30 giugno. E poteva essere peggio, se non fosse stata chiusa la rinegoziazione per le forniture di metano con i russi di Gazprom: grazie a uno sconto che si aggira tra i 6 e gli 8 centesimi al metro cubo di gas (e alla retroattività  dell’accordo fino all’inizio del 2009), i conti beneficeranno di 200 milioni da iscrivere nel bilancio 2011, di cui almeno una metà  già  imputabili nel primo semestre.
Sul risultato negativo (in calo anche i margini a 491 milioni dai 626 di un anno fa), pesano la discesa della domanda di gas e il contemporaneo aumento dei prezzi delle forniture, oltre a una nuova serie di svalutazioni di asset. La crisi di Edison – che si trascina ormai da due stagioni – è prima di tutto industriale: la domanda di energia elettrica in Italia, pur aumentata dell’1,6% nel primo semestre dell’anno, è inferiore del 4,3% rispetto al 2008. E la domanda di gas naturale, rispetto all’anno scorso, è scesa nel nostro paese di un altro 4,5%. Incide la crisi economica e la stagnazione della produzione industriale con il conseguente calo della domanda di produzione energetica.
In questo contesto, i margini della filiera elettrica di Edison sono scesi a causa della fine dei benefici degli incentivi statali (il famigerato Cip6) in quattro centrali e della «compressione dei margini di commercializzazione per i clienti finali». Nel settore gas, invece, Edison è stata penalizzata dall’aumento del prezzo del petrolio (cui sono legati i livelli dei prezzi del gas nei contratti di lungo periodo), con il Brent salito del 42% per primo semestre. Un ulteriore miglioramento dei conti dovrebbe arrivare nel caso di accordi positivi con gli altri fornitori, gli algerini di Sonatrach, Qatar Petroleum ed Eni. In corso anche la rinegoziazione con l’Egitto, dove – tra l’altro – Il Cairo è in ritardo con i pagamenti delle forniture di gas estratto dal giacimento di Abu Quir. Approfittando della situazione negativa dei conti, il nuovo ad Bruno Lescoeur ha proceduto con svalutazioni per 77 milioni: una piattaforma petrolifera al largo della Croazia (bloccata da un contenzioso con Zagabria), alcuni impianti termoelettrici in Italia e la quota di una centrale in Grecia a causa del rischio paese.
Archiviata la semestrale, riprendono le trattative tra i soci per la nuova governance, i francesi di Edf e gli italiani di A2a. Il governo italiano chiede di far presto per dare al più presto un nuovo indirizzo industriale alla società . Lo ha detto ieri il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia: «Sarebbe meglio non andare oltre la scadenza dei patti del 15 settembre, mentre non credo sia possibile l’intervento nel capitale della Cassa Depositi Prestiti perché andrebbe incontro a problemi Antitrust essendo già  socia di Enel ed Eni».


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