Economia, Quirinale in campo “Uno scatto per sopravvivere”

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ROMA – È il presidente della Repubblica a tenere alta l’attenzione sulla crisi che sta stringendo l’economia italiana. Giorgio Napolitano si rivolge alla politica, ovvero all’esecutivo, chiedendo una svolta visto che – avverte con toni senza precedenti – in ballo c’è «la sopravvivenza» del Paese. Ma il governo fa finta di niente, ignora la drammatica richiesta recapitatagli giusto l’altro ieri dalle parti sociali di un patto per la crescita con un segnale di discontinuità . E così è il Capo dello Stato, come già  accaduto in occasione della manovra, a dover intervenire: «La politica appare debole e divisa, incapace di produrre scelte coraggiose, coerenti e condivise». Quelle che – afferma – servirebbero «di fronte alla gravità  dei problemi e delle sfide che ci incalzano». Quindi l’appello, che il presidente rivolge sotto forma di domanda. Retorica. «Non dovremmo tutti essere capaci di un simile scatto, di una simile svolta non fosse altro per istinto di sopravvivenza nazionale?».
Parole forti, pronunciate mentre Piazza Affari e i titoli di Stato vivono un’altra giornata nera. Contraddistinta, ancora una volta, dal silenzio del premier Silvio Berlusconi, asserragliato a Palazzo Grazioli. L’intervento del Capo dello Stato – che ieri ha incontrato il governatore Mario Draghi – viene apprezzato dai firmatari della lettera di mercoledì. Da Confindustria ai sindacati, passando per le banche e le altre categorie produttive. Che meno hanno apprezzato le risposte del governo. Con quel comunicato congiunto (fatto quanto mai straordinario) l’Italia che lavora e produce metteva in mora l’esecutivo, lo avvertiva che se non sarà  in grado di mettere in campo un vero piano per la crescita – da fare subito – lo scaricherà  definitivamente. Ma Berlusconi e i suoi tirano dritto. Su tutti il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, che giudica l’appello come «acqua fresca». La proposta più concreta arriva dal presidente dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto, che lancia «una grande assise dell’economia da tenere in autunno tra il governo e le organizzazioni economico-sociali». Idea lontana da quell’immediato «recupero di credibilità » chiesto nella nota congiunta di mercoledì.
Cauta invece la risposta del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, per il quale quello recapitato al governo l’altro ieri «è un documento molto importante che va studiato e discusso». Salvo però sfoderare un classico del suo repertorio, ovvero che «il bilancio dello Stato si fa per legge, il Pil no perché dipende da una serie complessa di fattori». E a chi chiede crescita offre in esempio il “Fondo Strategico Italiano” inaugurato proprio ieri dopo i tentativi di scalate straniere ai gioielli della nostra industria. D’altra parte, aggiunge Tremonti, gli attacchi ai titoli di Stato italiani sono «una questione europea», con i problemi dell’euro che si intersecano a quelli del dollaro. Per il ministro dell’Economia comunque il piano salva-Grecia varato una settimana fa a Bruxelles va nella giusta direzione. E il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, aggiunge: dobbiamo aspettare che «venga attuato».
Sulla crisi della nostra economia, ad ogni buon conto, un Sacconi assediato dalle richieste di dimissioni dell’esecutivo che piovono dall’opposizione insiste che «la cosa peggiore è quello di strumentalizzare» le posizioni delle parti sociali «a un progetto politico contro questo governo o per un altro governo». Conciliante il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi (Pdl), per il quale il manifesto dei ceti produttivi «è un contributo positivo per aprire un confronto, ciascuno secondo la responsabilità  cui è chiamato, sul futuro del nostro Paese che ha bisogno di crescere. Il governo è pronto a fare la propria parte e chi vuole accettare questa sfida è il benvenuto».


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