by Sergio Segio | 10 Luglio 2011 6:45
SIENA — Una è la domanda mai posta, ma su cui tutto si sta giocando sul Prato di Sant’Agostino a Siena. Riuscirà il movimento Se non ora quando ad andare oltre piazze, prati e internet? L’entusiasmo c’è. Luccica nel ritrovarsi nelle immagini del 13 febbraio che danno l’avvio a questo primo giorno di confronti.
È forte nelle ovazioni agli interventi di Camusso («la manovra economica è contro le donne, soprattutto contro le più giovani» ), Bindi («il Pd non può ignorare e neppure non farsi attraversare da questo vento» ), Bongiorno («che le donne votino solo i partiti che hanno a cuore l’interesse delle donne» ). Flavia Perina, nonostante qualche fischio, urla «questa è un’energia che la politica non può più ignorare» . E punta sulla trasversalità : «Questo non è un movimento: è la società che si muove» . Una mattinata partita senza trama, un migliaio le adesioni. Le più agée, infastidite da «tanta arroganza e poca storia» . E molte ai lati a chiacchierare. Il video su stereotipi e universo di brutte immagini non teneva l’attenzione.
Francesca Comencini ha lanciato il suo tema: «Non è smettendo di avere figli che avremo più lavoro, non è smettendo di lavorare che faremo più figli» . La storica Francesca Izzo ha sintetizzato il nuovo corso: «Mirare in alto, pensare in grande. Non si tratta di rivendicare diritti ma di assumersi responsabilità » . Perché ha concluso: «Ora qui, vogliamo misurare questa energia perché le donne hanno da governare l’Italia» . Linda Laura Sabatini, direttrice centrale Istat, ha snocciolato i dati tragici che nei mesi scorsi hanno scrollato le cronache. Corpi-token (usati come segnaposti), lavoro, welfare, disoccupazione. I temi ripetuti.
Dal palco si è detto che non sono le quote a fare la parita ma «la metà di tutto» . La vera energia si è, però, sprigionata nel pomeriggio. Con i comitati. Dall’Alto Adige si è proposto, sul modello della proporzionale etnica, la proporzionale sessuale. Su tutto. Da Locri si è parlato di legalità , anche rispetto alle donne.
Le ragazze della Rete degli studenti hanno parlato di futuro, cavalcando il vento di cambiamento di cui si sentono protagonisti e traini. Invitando a trovare strade comuni perché, sostengono, il futuro dei giovani è pure dei vecchi. Certo non sono tutte rose e fiori. Da Napoli Elisabetta Riccardi, neoeletta nella giunta comunale, ricorda che sono cinque le donne nel Consiglio partenopeo, dove non si vedevano da 10 anni. «Ma non c’è da gioire: quattro sono passate per un pugno di voti» . E al sindaco de Magistris, «amico delle donne» , dice, «di stare attento perché le premesse non sono ottime» .
Dopo la «rappresentanza» chiedono partecipazione pure le donne del comitato milanese. Quello, ricordano, «che ha messo in moto il meccanismo per far vincere Pisapia» . L’elezione non basta, occorre che la politica, anche innovatrice, dia prova di quanto promesso. E questa prova la chiedono anche alle donne in giunta. Interventi di tre minuti che spesso non concludono.
Giulia Bongiorno comincia: «Se non ora quando deve essere una class action delle donne» . Un’azione collettiva, di «persone unite dalla stessa lesione della politica e dal mondo maschile» . I destinatari? I finti tonti: «Per i quali sempre più donne scelgono di fare un figlio a 45 anni» . E parte da se stessa. «Non è scelta. È la consapevolezza che 15 anni fa se avessi voluto fare un figlio avrei dovuto scegliere, allora sì era scelta, tra figli e carriera. Non me la sono sentita. Dopo arriva l’altra fregatura: a 35 anni hai bisogno delle terapie. Ti dicono: no in Italia, no, vai all’estero a fare la procreazione assistita» .
La controparte della class action si ferma lì. Finiti i tre minuti concessi, l’intervento si blocca. Fuori dal Prato continua: «I subdoli vili che scaricano i pesi sulle donne in nome della maternità . E i truffatori di etichette, quelli che fanno famiglia, ma il cognome è dell’uomo» . «Continueremo un lavoro sulla coscienza di sé, sulla capacità di dare una svolta al Paese» dice Comencini a conclusione. Oggi altri arrivi come il comitato «La metà di tutto» o Serena Sapegno con le proposte per la rete delle donne. E la giornata terminerà con la strada da prendere.
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