Don Milani, una «supplica» silenziosa
L’omaggio, pur mediato dallo scrittore, si basa su dei fatti e rivela una ambiguità . È un fatto che la Chiesa di Firenze abbia reiscritto in modo liturgico la figura del priore nella storia della sua fedeltà al Vangelo. È un fatto che il quotidiano di Marco Tarquinio abbia mostrato che nemmeno il pregiudizio ecclesiastico è eterno. Ed è un fatto che oggi si resista all’idea di lasciare don Milani ostaggio di una insopportabile retorica socio-psico-pedagogica sessantottina o di una non meno insopportabile retorica socio-psico-pedagogica antisessantottina. Tuttavia non si può tacere che la pagina di «Avvenire» è infragilita da un’ambiguità . Un quotidiano, che in nome dell’autorità del suo editore è stato in anni passati lo strumento per dichiarare invisi cattolici del rango di Pietro Scoppola, Leopoldo Elia, Giuseppe Alberigo o Romano Prodi, può tacere, nascondendosi dietro la prefazione di Affinati, che quel «miracolo dell’inclusione» di don Milani subì l’ostracismo ecclesiastico, le recensioni menzognere, la censura e le minacce di sanzioni devastanti per l’anima? No, verrebbe da dire. E per converso: se oggi si riconoscessero i torti del passato non si darebbe l’idea di voler sbiancare i sepolcri con un mea culpa frettoloso e tre Pater-Ave-Gloria? Cosa manca allora perché le parole stampate da «Avvenire» prendano senso e quelle taciute si possano udire? Mancano un po’ di storia e degli archivi che permettano di farla. Per creare un archivio virtuale su Milani rigoroso e aperto, un gruppo eterogeneo— che include associazioni di allievi di Calenzano e Vicchio, eredi, amici, studiosi come José Corzo, Paolo Perticari, Giorgio Pecorini, Sergio Tanzarella, coordinati da Federico Ruozzi— lavora da due anni con buoni risultati censiti sul sito fscire. it. Con Piovanelli prima e ora con Betori la Chiesa fiorentina ha aperto i propri archivi senza esitazioni. La generosità delle TecheRai ha permesso la ricerca di materiali di pregio. Gli archivi del Sant’Uffizio e della «Civiltà Cattolica» , invece, sono ancora chiusi: si aprono dietro la presentazione di una supplica. Tutto sommato anche la pagina di «Avvenire» è una supplica. A modo suo.
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