Decreto rafforzato, scure sugli sconti fiscali

by Sergio Segio | 13 Luglio 2011 8:02

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ROMA – Accelerazione e rafforzamento. E qualche ritocco all’insegna dell’equità , a cominciare dal superbollo sui Bot che stangherà  i grandi patrimoni. Due giorni, ieri e oggi, di discussione in Commissione Bilancio del Senato e poi domani in aula per avere l’approvazione definitiva. Quasi un mese prima di quanto previsto in precedenza, come indica il nuovo timing emerso dalla conferenza dei capigruppo del Senato e come annunciato dal presidente dell’assemblea Schifani.
Ma è sul piano del rafforzamento della credibilità  della manovra che il governo ha giocato ieri la sua carta più difficile. Una giornata segnata dal plateale abbandono della riunione di Bruxelles da parte del ministro dell’Economia Tremonti per partecipare alla riunione di maggioranza convocata a Via Venti Settembre allo scopo di modificare frettolosamente la manovra bocciata dai mercati. Mentre il filo diretto con le opposizioni restava aperto fino all’incontro che si è svolto in serata.
E’ toccato al neo relatore di maggioranza Gilberto Pichetto Fratin, commercialista di Biella ed esperto di ragioneria, annunciare i cambiamenti. In tutto solo 7-8 emendamenti. Il primo e più importante riguarda la partita dei 14,7 miliardi, la gamba zoppa della manovra affidata alle incertezze della legge delega (l’altra gamba è il decreto che vale 25,3 miliardi e che sommato fa 40 miliardi, ovvero il 2,3 per cento del Pil che consente di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014).
Gli effetti della legge delega che si propone di riformare l’assistenza e di evitare le sovrapposizioni con il welfare fiscale, saranno garantiti da una «clausola di salvaguardia»: se la legge delega non sarà  approvata scatterà  automaticamente un taglio lineare del 15 per cento dei circa 100 miliardi di agevolazioni, detrazioni e deduzioni fiscali, saranno quindi incassati 15 miliardi grazie ad un aumento della pressione fiscale. La Cgil ha già  capito il rischio e ieri in serata ha definito «grave l’operazione» che si tradurrebbe in un aumento delle tasse su lavoratori e pensionati.
La clausola era già  stata annunciata da Tremonti nella famosa conferenza stampa della manovra e degli insulti ma l’intenzione era di inserirla nella legge di stabilità  dell’autunno prossimo (quella che una volta si chiamava Finanziaria). Un impegno non sufficiente, vista la reazione dei mercati negli ultimi giorni: ora la clausola-tagliola, che scatterà  nel 2013, sarà  inserita nel decreto legge ottenendone un rafforzamento.
Nuova rotta anche sul fronte delle privatizzazioni: «Ci sarà  un segnale ai mercati», ha sostenuto il capogruppo del Pdl al Senato Gasparri prospettando un rilancio della politica delle vendita delle aziende pubbliche. Mentre il resto delle modifiche in ballo è indirizzato all’equità : soprattutto superbollo sui Bot e taglio dell’indicizzazione delle pensioni.
Su entrambi i temi sono stati presentati a Tremonti emendamenti delle opposizioni. Per il presidente del gruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro l’incontro è «andato bene» ed è «altamente possibile» che le proposte di modifica siano accolte. «Siamo responsabili ma non corresponsabili», ha comunque avvertito Enrico Letta (Pd).
Picchetto Fratin ha descritto gli emendamenti: ha annunciato che la nuova versione dell’imposta di bollo sui titoli di Stato sarà  «graduale» e progressiva e ha aggiunto che ci sarà  sostanzialmente una soglia al di sotto della quale l’impatto sarà  minore. La versione attuale infatti prevede una legnata per i risparmiatori che hanno un deposito titoli inferiore ai 50 mila euro: In realtà  la patrimoniale, come è stata definito più volte il superbollo sui Bot, potrebbe colpire pesantemente e repentinamente i pacchetti titoli più consistenti.
Ammorbidimento anche per l’intervento sulle pensioni: salve quelle tra 1.428 e 2.380 euro (che manterranno l’indicizzazione al 90 per cento), mentre ad essere penalizzate saranno quelle oltre i 2.380 euro che dal 75 per cento scenderanno ad indicizzazione-zero. Anche in questo caso l’emendamento delle opposizioni si sarebbe spinto più in là  e avrebbe circoscritto l’azzeramento solo alle pensioni pari a 8 volte il minimo (ovvero 3.746,8 euro).
Modifiche in vista anche per il patto di stabilità  dei comuni «virtuosi» e sulla norma che limitava all’1 per cento l’entità  degli ammortamenti fiscalmente deducibili da parte dei concessionari di beni pubblici. A farsi carico di questi mancati introiti saranno le concessionarie autostradali rinunciando alla deducibilità  fiscale di un fondo obbligatorio per le manutenzioni.

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