Decoder tv, la Ue conferma condanna a Mediaset

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MILANO – La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea è arrivata a Cologno come un macigno. Proprio nel giorno in cui Mediaset prima annuncia un calo degli utili del 30%, poi ratifica la fusione (annunciata) con Dmt, la società  delle torri di trasmissione tv di Alessandro Falciai. A margine, le incognite sul futuro di Endemol. «Il terzo trimestre è importante per una decisione sulla società » ha spiegato Massimo Musolino, cfo di Mediaset Espana, la controllata di Mediaset che detiene il 33% della società  del Grande Fratello su cui pesano 2 miliardi di debiti con il rischio di rompere i covenant (gli obblighi verso i creditori) già  entro l’estate.
Sul fronte televisivo, però, continuano le frizioni tra il governo e la Commissione europea. Dopo aver imposto il beauty contest per le frequenze digitali per chiudere la procedura d’infrazione avviata dopo la legge Gasparri, ieri la Corte di Giustizia ha imposto a Mediaset di restituire – in quale misura lo decideranno i tribunali italiani – i contributi per i decoder digitali terrestri. Tra il 2004 e il 2005 il governo stanziò 220 milioni per aiutare le famiglie a comprare i decoder terrestri, un contributo che non ha ricevuto chi ne comprò uno satellitare. Una distorsione del mercato, secondo Sky ed Europa7 che hanno opposto ricorso al provvedimento del governo. Ieri la sentenza d’appello, secondo cui i contributi hanno permesso alle televisioni digitali terrestri (come Mediaset) «di consolidare la loro posizione sul mercato rispetto ai concorrenti». In serata la replica del Biscione: «Mediaset – dice una nota della società  – ha già  versato 6,1 milioni allo Stato italiano nel febbraio 2010, in merito alla vicenda dei contributi pubblici ai decoder, e attende ora l’esito di un ricorso al tribunale civile di Roma sull’entità  dell’importo».
Poco prima dell’annuncio della fusione con Dmt, Mediaset ha presentato i conti del primo semestre: l’utile è sceso del 31,9% da 241,6 a 164,4 milioni di euro a fronte di un leggero ribasso dei ricavi, da 2,27 a 2,25 miliardi. Pesa la mancata ripresa della raccolta pubblicitaria e gli investimenti sostenuti, proprio per questo la società  ha annunciato che il risultato netto di fine anno sarà  inferiore al 2010. E se dalla Spagna Telecinco annuncia una riduzione dei costi di 50 milioni di euro, in Italia la pay tv del Biscione non decolla: con 4,4 milioni di utenti a fine giugno i ricavi (comprensivi della raccolta pubblicitaria) ammontavano a 264 milioni. Come dire 10 euro al mese ad abbonato: «Troppo poco» secondo gli analisti.
Le notizie positive arrivano però da Dmt (ricavi in crescita del 4% a 28,7 milioni e perdita netta in calo da 6,4 a 0,2 milioni) che assistita da Lazard e Unicredit, ha ratificato la fusione in Ei Towers per creare il colosso italiano delle torri di trasmissione televisive. Un’operazione industriale che porta Mediaset al 60%, mentre Falciai si diluisce al 14,3% con l’impegno di cedere al Biscione il 5,6% per 45 milioni. Dmt viene valutata 28 euro per azione (317,4 milioni) contro i 476,1 milioni di Ei Towers.


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