Dalla Russia soldati sull’Artico

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MOSCA — Prima ci sono state le spedizioni scientifiche, con la posa di una bandiera russa sotto il Polo Nord. Poi l’enunciazione esplicita degli interessi economici, gas e petrolio innanzitutto, ma anche ricchissimi giacimenti di altri minerali. Adesso arrivano le truppe: la Russia ha deciso di creare due speciali brigate artiche che avranno base negli estremi territori a nord del paese. Murmansk, Arkhangelsk, dove già  esistono strutture della marina; ma anche nuove località , come forse il porto di Sabetta, nella penisola di Yamal, molto più a nord dell’Alaska.
 Il primo ministro Vladimir Putin non ha lasciato adito a dubbi: «La Russia espanderà  la sua presenza nell’Artico» e difenderà  «con forza e con decisione» i suoi interessi. L’anno scorso Putin aveva visitato la Terra di Francesco Giuseppe, un arcipelago a soli mille chilometri dal Polo che è sempre stato un avamposto sovietico e russo: «Da un punto di vista geopolitico, i nostri interessi nazionali più vitali sono legati all’Artico» , aveva affermato. I fotografi lo avevano immortalato nelle vesti di grande comandante, giaccone rosso col bavero di pelliccia e colbacco con l’aquila bicefala. Le due brigate comprenderanno diverse migliaia di uomini, provenienti dall’esercito o più probabilmente da reparti specialistici. Forse i fanti di marina oppure le truppe da sbarco. Saranno gruppi aviotrasportati, con in dotazione anche elicotteri, contraerea, missili, difesa chimica e batteriologica. In più mezzi speciali per la mobilità  nelle zone paludose e ghiacciate. Si pensa a veicoli Vityaz o anche ad autocarri e jeep Petrovich, mezzi molto alti e con ruote larghissime. Anche la Nato si sta muovendo, preoccupata per le iniziative del Cremlino. A novembre, al summit di Lisbona ha deciso di creare una mini-Nato del Nord, volta proprio a contrastare le pretese russe. Danimarca, Finlandia, Svezia e i tre paesi baltici ex sovietici si occuperanno di rintuzzare le iniziative di Mosca. «Daremo una sistemata agli orsi polari e ai russi» , ha detto l’ex ambasciatore americano in Norvegia Benson Whitney, usando toni da guerra fredda. A sua volta Mosca ha da tempo avanzato l’ipotesi di «non consentire più a nessuno di effettuare perforazioni in queste aree» , secondo quanto ha affermato un responsabile dell’Istituto geografico statale. La posta in palio, d’altra parte, è altissima. In passato l’Artico è stato al centro dell’attenzione di scienziati ed esploratori. Ma da tempo le cose sono cambiate. Intanto si è scoperto che è ricchissimo di risorse naturali.
Secondo l’Istituto nazionale di Ricerca degli Stati Uniti, sotto l’Artico c’è il 13 per cento dei giacimenti di petrolio ancora non scoperti e il 30 per cento di quelli di gas. Poi oro, platino, nichel, stagno, manganese, eccetera. Nella penisola di Yamal già  esiste un progetto che prevede la realizzazione di una colossale centrale di liquefazione del gas estratto sotto il fondo marino: le prime navi dovrebbero iniziare a caricare nel 2018. Il nuovo porto di Sabetta servirà  anche come base per la navigazione artica, dall’Europa all’Asia passando a nord della Siberia e risparmiando migliaia di chilometri. Basti pensare che per questa via la distanza che separa i porti di Amburgo e di Yokohama in Giappone è di 7.400 miglia, contro le 11.500 passando per il Mediterraneo e attraverso Suez.
Oggi l’Artico è diviso tra i paesi più vicini, Russia, Stati Uniti, Canada, Norvegia e Danimarca (dalla quale dipende la Groenlandia). Ogni stato, secondo la convenzione dell’Onu, può disporre di una zona «esclusiva» che si estende per 200 miglia. Già  ai tempi di Stalin l’Urss provò ad ottenere di più, ma senza successo: voleva uno spicchio di Artico che corrispondesse a tutto il suo territorio. Adesso la Russia ci riprova appellandosi ad un emendamento della convenzione internazionale che parla degli altipiani sottomarini. Quelli che iniziano da una certa piattaforma continentale, secondo i russi fanno parte di quella piattaforma.
Grazie a varie spedizioni, Mosca dice di aver scoperto che due catene montuose sotto l’Artico, la Lomonosov e la Mendeleyev, sono attaccate alla Siberia e quindi fanno parte della sua piattaforma. In questo modo la zona «esclusiva» russa si estenderebbe fino al Polo e si allargherebbe di 1,2 milioni di chilometri quadrati, la superficie di Italia, Francia e Germania. Agli altri resterebbero le briciole.


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