Crac pilotato per salvare Atene «È il nuovo piano Marshall»

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BRUXELLES — Un «piano Marshall» del XXI secolo, con forti investimenti convogliati in Grecia. E poi il secondo dispositivo di aiuti pubblici concessi dall’Eurozona e dal Fondo monetario internazionale, con scadenze più lunghe e a tassi di interesse più bassi, per 109 miliardi (oltre ai 110 di un anno fa). E poi ancora i prestiti futuri e presenti accordati ad Atene dall’Efsf, il Fondo salva Stati, prestiti anch’essi calmierati. O il via libera allo stesso Efsf, perché possa rastrellare direttamente o indirettamente dal mercato i titoli di Stato greci svalutati, in modo da bloccare «anche in via precauzionale» il contagio della crisi del debito.
Così l’Eurozona risponde a quella che chiama «la situazione unica e grave della Grecia» . Con soluzioni «senza precedenti» , come dice il comunicato finale del vertice straordinario dei 17 capi di Stato e di governo, preceduto e accompagnato da una forte ripresa dell’euro e di tutte le Borse (Milano è salita del 4%). La parola d’ordine, imperniata sull’accordo Parigi Berlino, era: alleggerire, ridistribuire il fardello del debito greco, disinnescarne le micce che già  si allungano verso altri Paesi. Predisporre una cintura di sicurezza intorno ad Atene, ma anche intorno all’euro. E coinvolgere nel salvataggio i creditori privati, cioè soprattutto le banche proprietarie dei bond greci, facendo in modo che si assumano una parte delle perdite, o meglio dei mancati guadagni, accettando di guadagnar meno o guadagnare più tardi per i titoli che hanno in cassa.
Si è trovata — viene ora annunciato — la via giusta: «un viottolo fiancheggiato da due strapiombi» , per dirla con il presidente francese Nicolas Sarkozy. Sarà  una partecipazione «volontaria e concordata» delle banche, che dovrebbe alleggerire il debito ateniese di altri 37 miliardi (e calcolata la quota degli aiuti pubblici, si arriverebbe dunque a 146 miliardi). Altri titoli «tossici» in scadenza verrebbero rastrellati dal mercato dall’Efsf o dalla stessa Grecia attraverso fondi dell’Efsf, a prezzi ovviamente ridotti: sarebbe il meccanismo del buy-back e in questo caso si calcola un altro beneficio di 12,6 miliardi.
«Quello che abbiamo fatto per la Grecia non lo faremo per nessun altro Paese» , dice ancora Sarkozy. Ma più che di soluzioni «senza precedenti» , sarebbe forse meglio parlare di una soluzione unica, a più facce, scolpita nel segno del compromesso generale. Prima di tutto, viene tacitamente riconosciuta e accettata una situazione di default, di insolvenza parziale e temporanea della Grecia, che fino alla vigilia veniva respinta con decisione dalla Banca centrale europea: già  i tassi di interesse dei prestiti futuri dell’Efsf, che saranno ridotti dal 4,5%al 3,5%, o le loro scadenze prolungate dagli attuali 7,5 anni a un minimo di 15 anni e un massimo di 30, implicano appunto un giudizio sottinteso di default. Ed è la prima volta che accade, in Europa. Poi, come accennato, si ottiene che al salvataggio partecipino volontariamente le banche private: opzione fortemente voluta dalla Germania, e fortemente osteggiata dalla Bce; la cui «volontarietà » mitiga però ora il peso della parola «default» , e potrebbe anche consentire di evitare la mannaia delle agenzie di rating.
Quanto alle modalità  di questa «partecipazione volontaria» , i leader dell’Eurozona non scendono nei dettagli, ma si sa che sono tre: «swap» o sostituzione dei titoli vecchi con altri titoli nuovi a diverse condizioni, «rollover» o riscaglionamento di quelli in scadenza che vengono prolungati nel tempo, e «buy-back» .
C’era anche un’altra ipotesi, senpre caldeggiata da Berlino e aborrita dalla Bce, che è stata esclusa: quella di una tassa sulle banche che aiutasse a mettere insieme una parte dei nuovi prestiti per Atene. Tutti soddisfatti, alla fine. «Abbiamo difeso l’euro — dice il primo ministro italiano Silvio Berlusconi —. Abbiamo rassicurato i mercati mondiali che l’area Euro è solida. Tutti i Paesi hanno messo da parte gli egoismi e hanno fatto capire che nessuno Stato Ue può fallire» .
La conferma, o la smentita, giungerà  stamattina dai mercati finanziari. Ma c’è chi, in ogni caso, afferma di chiudere la partita in attivo: «L’Europa ha accettato la proposta Parigi-Berlino— dice ancora Sarkozy — e ora prenderemo l’occasione della crisi greca per intervenire positivamente sulla situazione dell’Eurozona» . Poi preannuncia per l’autunno un’iniziativa comune— sua e della cancelliera tedesca Angela Merkel — per la «governance» , la guida economica dell’Eurozona: altre scosse all’orizzonte. Chi si ostina a dire che l’Europa è noiosa, ha già  materia per ricredersi.


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