Così il Cavaliere controllava Rai e tg

by Sergio Segio | 3 Luglio 2011 6:48

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MILANO
Opera nell’ombra, senza farsi vedere. Funziona così, per usare le parole di Joseph Conrad, la Struttura Delta. Forse esiste anche oggi in Rai, ma nel 2005 i vertici erano Alessio Gorla, Gianfranco Comanducci, Clemente Mimun, Fabrizio Del Noce e Deborah Bergamini, come testimoniano le intercettazioni del processo Hdc, la società  fallita di Luigi Crespi.
Era l’alba del 5 aprile, il giorno successivo alle Regionali in cui il centrodestra venne sconfitto per 12 a 2 dal centrosinistra. La Struttura si deve riorganizzare, tirare le fila del lavoro fatto e decidere il proprio futuro. A metterla in moto è Mimun, ex direttore del Tg1, in una telefonata con la Bergamini (allora vicedirettore marketing della Rai), in cui commentano la puntata elettorale di Bruno Vespa, colpevole di aver messo «l’Italia in rosso». «C’è chi capisce e chi non capisce», dice la Bergamini, riferita al conduttore di Porta a Porta. «Qualcuno ha sentito il capo, qualcuno ha avuto il coraggio?», le chiede Mimun. «L’ho sentito ieri alle sei per dirgli questa cosa che Cattaneo voleva dare anche i dati del riepilogo. Ringhiava non parlava: “Tu chiamati Clemente, chiamati Mazza, non esiste”». Il capo è il premier Silvio Berlusconi. Per Mimun, ognuno ha le sue responsabilità , Berlusconi avrebbe dovuto ammettere la sconfitta. E qualcuno glielo dovrebbe dire: «Non possiamo fare come quelli che dicevano al Fuhrer (parlo di cose che mi fanno schifo) che la guerra sarebbe vinta» e poi le cose vanno male, confida alla Bergamini. «Adesso vedrai che è colpa nostra. Intanto stamattina c’è in discussione il mio contratto per i prossimi cinque anni, un paio di cocuzze all’anno», aggiunge Mimun. «Senti tu domani c’hai impegni a pranzo?», chiede la Bergamini. «Mi tengo libero comunque», risponde Mimun, aggiungendo però che «era importante farlo prima l’incontro». Ora «tutte le nostre sedi sono vacanti».
Pochi minuti dopo la telefonata con Mimun, la Bergamini avverte Comanducci (responsabile del personale Rai): «Che ne pensi se domani, se estendiamo, e ne approfittiamo per fare un piccolo raggruppamento, ho già  parlato con Clemente, ora chiamerei anche Fabrizio e Alessio». E così avviene. Gorla (consigliere Rai) riferisce di aver chiamato il premier: «Ieri ho chiamato il dottore per un problema che riguarda il contratto di Vespa, l’ho trovato tranquillo e mi ha detto comunque che noi ci dobbiamo vedere la settimana prossima». «Se ci sei – dice la Bergamini – facciamo un momento di raccoglimento con Fabrizio, Clemente e Comanducci, prima di vederlo la settimana prossima. Se andiamo al Cicerone va bene? Saremo noi cinque e basta». L’appuntamento è fissato per l’una e mezza del 6 aprile all’Hotel Cicerone, lontano da occhi indiscreti, perché in Rai, loro cinque insieme «farebbero notizia», dicono nelle intercettazioni.
Il 6 aprile, poco prima del pranzo programmato, Mimun chiama di nuovo la Bergamini: «Facciamo in modo che oggi decidiamo una roba, tra poco ci friggono. Sai come titola l’Unità ? Ciao Mimun». E chiede di nuovo: «C’hai parlato con lui (il premier, ndr)?». «Gli ho mandato un documento molto duro sulle ragioni della sconfitta e su cosa fare», risponde la Bergamini. «È giusto vedersi insieme, ma abbiamo ruolo e responsabilità  diverse. Tu sei Eva Brown, sei morta a prescindere, io sono morto a prescindere, Del Noce è morto a prescindere, Comanducci pure. In ogni caso sono posizioni molte diverse. Bisogna impiccare i traditori e vedere cosa si può fare. Dovevamo farlo prima delle Regionali».
La riunione successiva è fissata per l’8 aprile, sempre a pranzo, ma non ci sono Gorla e Mimum, si vedono solo la Bergamini con Del Noce (ex direttore di Rai Uno) e Comanducci, che suggerisce di vedersi in Rai, tanto non c’è nessuno per la concomitanza con i funerali del Papa («Chiedi a Fabrizio, dà  nell’occhio se c’è Clemente, Gorla, ma se siamo io te e lui facciamo qui»).
La Struttura Delta ora ha parlato, si è confrontata, è arrivato il momento di riferire al capo. È l’11 aprile, Marina la segretaria di Berlusconi convoca la Bergamini: «Il dottore mi ha detto che mercoledì deve vedere gente Rai, Mimum e altri («Deborah sa tutto», sono le parole di Berlusconi). L’appuntamento è prima spostato, da Palazzo Grazioli a casa Cantoni (Giampiero, senatore del Pdl), poi salta e infine viene rinviato a quando la Bergamini tornerà  da Las Vegas. Ma i temi dell’incontro sono fissati: «Raccomandare un direttore generale visto che Cattaneo ha trovato l’accordo su dove andare», un direttore da scegliere tra qualcuno di «quelli che sta seduto a quel tavolo lì» e schedare «giornalisti, artisti e programmi», perché «la Rai così non gli serve». «Perché averla senza averla?», si chiede la Bergamini, alla quale fa eco Mimum: «L’informazione deve essere un presidio antiguai».

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