by Sergio Segio | 16 Luglio 2011 7:19
Ieri la Corte d’assise di Milano ha condannato a dieci anni di carcere per omicidio preterintenzionale e falso uno dei due poliziotti e a 3 anni l’altro, accusato solo di falso. Giuseppe Turrisi, 58 anni, originario di Agrigento, viene fermato da Emiliano D’Aguanno e Domenico Romitaggio la sera del 6 settembre 2008 nei pressi della stazione Centrale. Sei persone parlano ad alta voce e bevono vino. Quando i due poliziotti si avvicinano, il gruppetto si scioglie, resta solo Turrisi. Ha una famiglia, dei figli, ma vive da vagabondo. Le telecamere di sorveglianza della stazione lo filmano mentre segue gli agenti fino all’ufficio, ma i poliziotti scriveranno in una relazione di servizio, da qui l’accusa di falso, che Turrisi barcollava ed era già sanguinante prima dell’ingresso, che li avrebbe minacciati con un taglierino e che, mentre intervenivano per disarmarlo, si sarebbe sentito male. Per il pm Isidoro Palma non fu così. «Per 35 minuti Turrisi è rimasto in balia degli imputati — ha detto il magistrato— che lo hanno picchiato per motivi di astio» . L’autopsia scopre ecchimosi al volto, al capo, al torace e al braccio sinistro, «infiltrazioni emorragiche» alla testa e alle reni, ma soprattutto una costola che, rompendosi, ha spaccato la milza. Si dice «soddisfatto a metà » l’avvocato Giuseppe Fiorella, il penalista che difende Romitaggio (ha avuto 3 anni), pronto all’appello, sicuro dell’innocenza del suo assistito.
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