Chi scommette contro di noi

by Sergio Segio | 29 Luglio 2011 8:05

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E allora la fuga dal rischio Italia potrebbe diventare un’eventualità  concreta. Irrazionale, ove si consideri l’economia reale. Ma i mercati sono razionali solo nella fantasia degli economisti. Tipico, per esempio, l’effetto gregge. Di cui abbiamo appena avuta una dimostrazione con il riposizionamento di alcuni fondi americani e di assicurazioni tedesche e italiane. L’altro ieri, mentre le associazioni imprenditoriali, bancarie e sindacali invocavano un atto di discontinuità  del governo e un Patto per la crescita, il Financial Times avvertiva che Deutsche Bank aveva ridotto da 8 miliardi di euro a uno il suo investimento in titoli pubblici italiani.
 La Germania è il secondo finanziatore estero del Belpaese, il primo è la Francia. La prima spiegazione («Postbank, che abbiamo acquisito nel 2010, aveva troppi titoli italiani rispetto alle nostre medie, che sono di 1-1,5 miliardi» ) appare insufficiente. Da Milano, il responsabile di Deutsche Bank per l’Italia, Flavio Valeri, ricorda l’impegno sul campo. Che c’è. Ma a questo punto, magari dalla sede di Londra, la prima banca tedesca, a fortissima vocazione finanziaria, dovrebbe rivelare la variazione dei suoi investimenti nel primo semestre del 2011 per ogni Paese dell’Eurozona e per le altre macroregioni del mondo. E Josef Ackerman, leader di Deutsche Bank, dovrebbe chiarire perché ha ridotto dell’ 88%l’investimento nei titoli pubblici italiani, mentre la sua stessa banca diffondeva rapporti lusinghieri sui medesimi. L’ultimo risale al 20 luglio.
 Prima che parli, vorremmo pregarlo di evitarci la favoletta delle muraglie cinesi che separano gli uffici studi dalle sale operative. L’Italia ha imparato a sue spese la lezione delle banche internazionali che prima ti colpiscono e poi si offrono di soccorrerti. Accadde nel 1992, con l’attacco alla lira e poi con la ben remunerata assistenza, prestata alla vendita delle partecipazioni statali e alla gestione di una larga parte del risparmio italiano.
 Di concerto con le autorità  di controllo delle Borse di Londra e Francoforte, la Consob dovrebbe indagare sulle transazioni di Deutsche Bank per fugare ogni dubbio su una manipolazione del mercato ovvero passare le carte alla procura della Repubblica. Ma più e prima della Consob dovrebbe essere il governo a sincerarsi presso la cancelleria di Berlino sulle intenzioni reali della Germania rispetto all’Italia. Dove— ma non è nemmeno il punto principale — banche e assicurazioni oggi possono essere scalate con modica spesa. Il debito pubblico tedesco, ancora basso in relazione al Pil, ha sorpassato quello italiano in cifra assoluta.
 Qualche sua asta ha mostrato piccoli segni di difficoltà . Se Deutsche Bank non è sola, è legittimo sospettare una riduzione dell’investimento del sistema finanziario tedesco nei titoli pubblici altrui a favore di quelli del proprio Paese. E l’aumento dei differenziali convoglierebbe verso i sicurissimi bund sia il risparmio interno che quello degli altri Paesi, e il risparmio italiano è ingente. Sono incubi da spread? Speriamo. Ma vorremmo tanto che qualcuno da Roma ci dicesse: abbiamo verificato dati alla mano, Frau Merkel e la Deutschland Ag nutrono sempre fiducia nell’Azienda Italia. E invece leggiamo di Silvio Berlusconi che potrebbe assumere l’interim dell’Economia, ma non telefona a Berlino.

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