Cgil: tante crisi aperte senza esito

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I numeri vengono dalla Cgil, che elabora dati forniti dallo stesso ministero: il sindacato spiega che sul totale di 187 tavoli aperti, che coinvolgono precisamente 223.608 lavoratori, circa 57 mila sono «a serio rischio». Secondo quanto risulta all’organizzazione guidata da Susanna Camusso, sarebbero per il momento soltanto 54 le vertenze indirizzate verso una «soluzione individuata», ma ne rimarrebbero ancora 133 da dirimere urgentemente.
Senza esito ancora alcuni dei casi che hanno occupato le cronache degli ultimi mesi, se non addirittura degli ultimi due anni: la Vynils dei cassintegrati dell’Asinara, la Fiat di Termini Imerese, la Cnh di Imola che ha già  chiuso e la Fiat Irisbus di Avellino, la Omsa di Faenza, con le sue operaie licenziate a causa di una delocalizzazione. E ancora la Pfizer di Catania, la Thyssenkrupp di Terni che verrà  ceduta, la Fincantieri, la crisi dei distretti dei mobili imbottiti tra Puglia e Basilicata, i tanti call center, dalla Phonemedia fino alla Agile/Eutelia, che devono affrontare il combinato di padroni sotto inchiesta e dei trasferimenti di commesse in Albania.
La Cgil nomina venti casi simbolici: in aggiunta a quelli elencati ci sono la Alenia, la Atitech di Capodichino, la Eaton di Massa, la Eurallumina di Portovesme, la marchigiana Antonio Merloni, la laziale Ideal Standard, la ternana Basell. Poi il sindacato passa a un’analisi della crisi per macro-settori, e spiega che nella chimica sono 4 mila i lavoratori a rischio, su un totale di 40 mila. Tra call center (75 mila addetti) e installazioni telefoniche (14 mila) sono ben 24 mila i posti in bilico. E così per il mobile (5 mila su 15 mila totali); per la farmaceutica (4 mila su 20 mila); per la ceramica, situata prevalentemente tra Lazio ed Emilia Romagna (ben un terzo, 15 mila su 45 mila); per la cantieristica navale (almeno 500 persone, dopo i 2500 licenziamenti Fincantieri scongiurati di recente).
«Per interi settori portanti della nostra economia non si intravedono soluzioni e al rientro dalla pausa estiva si corre il rischio che esplodano le tensioni sociali accumulate», dice allarmato il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere. Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio cassa integrazione della Cgil, sono al momento ancora 500 mila i lavoratori in cassa e 380 mila di questi sono in straordinaria e in deroga, mentre aumenta il numero di aziende che fanno ricorso alla cassa. «Siamo messi molto male – afferma ancora il segretario della Cgil – sia per la mole di lavoratori ancora in cassa sia per il numero di tavoli aperti in un ministero che ha sempre meno di sviluppo e sempre meno di economico, visti i tagli di risorse che ha subito con la manovra». Per il dirigente sindacale, inoltre, «il governo, inerte da una parte e con scelte sbagliate dall’altra ha messo il paese al palo: serve una svolta in termini di politiche economiche e industriali che dia risposte certe ed efficaci».


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