by Sergio Segio | 18 Luglio 2011 7:17
ROMA – «L’atteggiamento di Marchionne è insopportabile», dice Susanna Camusso, segretario generale della Cgil. Il giorno dopo la sentenza del giudice del lavoro di Torino che ha riconosciuto la legittimità dell’accordo separato di Pomigliano ma anche il diritto della Fiom a non essere esclusa dalla fabbrica, il nuovo fattore di scontro è diventato l’annuncio dell’amministratore delegato della Fiat di sospendere gli investimenti in Italia.
Marchionne ha detto che vuole capire bene gli effetti della sentenza. Il problema della Fiat continua ad essere quello della governabilità degli stabilimenti di fronte a un piano da 20 miliardi di investimenti. Con la Fiom riammessa in fabbrica la Fiat teme di poter avere problemi nella gestione della nuova organizzazione del lavoro.
«E io continuo a pensare che in realtà il mitico piano Fabbrica Italia non sia niente più che un’affermazione. Non c’è nulla di trasparente in questa vicenda. Ogni occasione è buona per Marchionne per ribadire che non è detto che rimanga in Italia. È davvero un modo poco rispettoso di stare nel nostro paese. Le regole vanno rispettate, e Marchionne non lo fa. La sua è una rincorsa infinita. Vorrei che i miei colleghi di Cisl e Uil non continuassero a chiudere gli occhi».
La Fiat è un’azienda multinazionale. Può decidere dove è più conveniente investire.
«Beh, non è certo l’unica multinazionale che produce in Italia. Siamo pieni di multinazionali con cui facciamo accordi o con le quali emergono conflitti. Ma in genere quando un’azienda presenta un piano di investimenti non ha intenzione di redimere il mondo e realizzarlo a sua immagine e somiglianza».
Forse Marchionne punta a stravincere. Ma certo la sentenza di Torino legittima gli accordi di Pomigliano e Mirafiori. Secondo lei chi ha vinto: la Fiat o la Fiom? Pietro Ichino, giuslavorista e parlamentare del Pd, ha detto che ha vinto l’azienda per 2 a 1.
«Non si può trasformare tutto in un campionato o in una partita di calcio. Mi sembra sbagliato e poco rispettoso della vicenda. Vuole sapere chi ha vinto? Ha vinto la libertà che non è di proprietà di nessuno. È una sentenza positiva per i lavoratori perché c’è il riconoscimento della loro libertà di iscriversi al sindacato che vogliono e di eleggere, o contribuire a scegliere, i loro rappresentanti sindacali. Tutto questo era stato negato dagli accordi separati. E per questo penso che il segretario della Cisl Bonanni sbagli a cantare vittoria: c’è una smentita al loro contratto che prevedeva l’esclusione di una parte. Tanto è vero che abbiamo parlato di accordo ad excludendum. Il giudice ha detto che non c’è un diritto ad escludere altri. Così viene meno gran parte dell’impalcatura ideologica di quell’intesa».
Però il giudice ha anche detto che l’accordo è legittimo.
«Salva un modello che io non condivido, secondo il quale le grandi aziende possono avere contratti, di primo e secondo livello, non più di categoria. Come d’altra parte è per le Poste e le Ferrovie, entrambi grandi monopolisti. È un modello che alla Cgil non piace e che con l’ipotesi di accordo del 28 giugno con Confindustria, Cisl e Uil, nessuno ha condiviso. È una differenza non di poco conto».
Durante il dibattimento a Torino, i legali della Fiat sono usciti allo scoperto sostenendo che solo una legge può garantire la piena applicazione degli accordi separati. Perché la Cgil continua a dire no, anche dopo l’intesa sottoscritta con la Confindustria?
«La Fiat sa bene che quella ipotesi non è data. Sarebbe una formale smentita proprio dell’intesa tra le parti sociali. Dopo le leggi ad personam, facciamo le leggi ad aziendam?».
La sentenza di Torino chiude lo scontro su Pomigliano o continueranno, come ha annunciato la Fiom, i ricorsi giudiziari individuali?
«Come sempre bisogna leggere le motivazioni e poi decidere cosa fare. Si vedrà . Le relazioni industriali non vanno costruite sulle sentenze dei giudici ma nemmeno attraverso gli annunci. A differenza di Bonanni non credo che ci siano accordi retroattivi e nemmeno accordi che si possano piegare a proprio comodo per poi darsi ragione».
In pratica cosa succederà a Pomigliano? La Fiom sarà di nuovo al tavolo delle trattative? Avrà i suoi rappresentanti pur non avendo firmato gli accordi?
«Il giudice ha detto che la Fiom non può essere estromessa».
Ma il ministro del Lavoro Sacconi insieme ai leader di Cisl e Uil, Bonanni e Angeletti, sostengono che chi firma ha più diritti di chi non lo fa.
«Quello è un modello pensato per escludere qualcun altro. Il giudice ha detto l’opposto».
La Fiom andrà al tavolo con la Fiat?
«Sì, anche se a quel tavolo nessuno ha contrattato qualcosa. Ha deciso sempre e solo la Fiat. Secondo cui la rappresentanza all’interno dell’azienda deve essere priva di poteri. Per tutti».
Dopo la sentenza di Torino, pensa che la Fiat rimarrà associata di Confindustria?
«Non lo so. Constato che, anche in questo, la Fiat continua ad avere un atteggiamento che mal si concilia con l’esistenza di alcuni vincoli».
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