Cameron e la ragnatela degli «amici»

by Sergio Segio | 19 Luglio 2011 6:58

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LONDRA— Tira brutta aria su Downing Street. E David Cameron scappa dall’Africa, dove era in missione commerciale, per affrontare le ricadute del Watergate britannico. Neppure lui è al riparo. Per la seconda volta in sette giorni deve presentarsi (domani) alla Camera dei Comuni per aggiornare i parlamentari sullo stato delle indagini. Avrebbe preferito evitare la corrida a Westminster ma quello che emerge in questa storia di spionaggio giornalistico lo chiama in causa direttamente.
Le relazioni pericolose che il leader dei conservatori ha intrattenuto col gruppo Murdoch sono rimaste per lungo tempo sotto traccia. Adesso che il coperchio è saltato, dalla pentola escono schizzi d’acqua bollente per tutti. Cronisti, direttori, manager, editori, poliziotti. Pure il primo ministro ha qualcosa da spiegare.
 C’è una ragnatela nascosta di complicità  che ha consentito ai tabloid dello «Squalo» di farla franca per diverso tempo. I vertici di News International erano dentro fino al collo e hanno taciuto. Scotland Yard si era fermata quando il bello stava per cominciare e ha insabbiato. Downing Street si è tenuta in casa uno dei soggetti più chiacchierati della vicenda (il portavoce Andy Coulson), ha mantenuto rapporti stretti con i manager di News International e ha pensato fino all’ultimo di dare il via libera all’acquisizione di BSkyB da parte di Rupert Murdoch. Solo di fronte ai particolari odiosi dell’hackeraggio David Cameron ha provato a togliersi di dosso il sospetto che la sua «timidezza» politica nell’affrontare lo scandalo fosse interessata. Per lui, un leader che ha fatto del decisionismo il suo credo, stava diventando sconveniente restare zitto.
Così si è mosso distanziandosi dai protagonisti del caso: troppo tardi? Alle orecchie del primo ministro ieri è suonato un campanello d’allarme. Il capo di Scotland Yard ha mollato la poltrona ma si è tolto un sassolino dalla scarpa e lo ha lanciato proprio in faccia a Cameron. Ha commentato l’ormai ex commissioner Paul Stephenson: «La portata dello scandalo è venuta alla luce nel momento in cui Andy Coulson si dimise da direttore del tabloid. Quando, invece, io ho preso come consulente Neil Wallis, (ex vicedirettore di News of the World) non vi erano indizi sul suo coinvolgimento» . A buon intenditore poche parole: David Cameron ha assunto Andy Coulson sapendo chi si metteva al fianco.
Messaggi cifrati. Si salvi chi può. Cameron, in effetti, aveva con Andy Coulson, ex direttore di News of the World (incarcerato nei giorni scorsi) un rapporto speciale. Lo aveva chiamato nel partito conservatore consegnandogli la carica di responsabile della comunicazione, poi lo aveva inserito nello staff di Downing Street. In molti lo avevano sconsigliato e lo avevano messo in guardia. Su Andy Coulson e sulla sua direzione al tabloid erano emersi dettagli inquietanti: lo spionaggio telefonico era una questione che lo riguardava. David Cameron aveva resistito fino a febbraio, fino a quando lo stesso Coulson se ne era andato.
 Eppure anche successivamente, nel mezzo dell’inchiesta, i due si sono frequentati. Cameron ha invitato Coulson nella residenza di Chequers, la «country house» riservata ai primi ministri. Un caso isolato? No perché David Cameron ha intrattenuto relazioni importanti con una seconda persona che nel Watergate britannico ha un ruolo da star. Rebekah Brooks è stata una convinta sostenitrice del leader tory. Gli ha portato in dote, per la campagna elettorale, i quotidiani del gruppo Murdoch. E, a Natale, lo ha ospitato a casa a Chipping Norton per una cena durante le vacanze; in ottobre era stata invitata dallo stesso Cameron alla festa del suo compleanno.
Pure in questo caso: il premier non era all’oscuro del ruolo che la regina dei tabloid aveva avuto nello scandalo e che sulla sua testa si stavano addensando nuvoloni neri. Superficialità ? Errata valutazione degli eventi? L’amicizia è sacra. Ma che Andy Coulson e Rebekah Brooks, entrambi arrestati, siano rimasti nel circolo degli intimi frequentatori di Downing Street nel pieno della bufera è una responsabilità  pesante per David Cameron. I suoi silenzi sono andati avanti per mesi. Il risultato è che l’immagine del leader conservatore oggi traballa.

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