by Sergio Segio | 28 Luglio 2011 6:59
Il mondo di Almaviva torna in piazza. La società di servizi e call center proprietaria tra l’altro della vecchia Atesia (oggi Almaviva contact), se la deve vedere questa volta non con il proprio personale diretto, ma con degli agguerriti operatori di un subappalto. Si tratta dei dipendenti della Format, azienda che lavora presso il centro servizi dello Scalo Prenestino, a Roma, per conto della Tsf (Tele Sistemi Ferroviari), controllata appunto da Almaviva. Format, che ha sede a Milano, prende da Tsf diverse commesse, tutte aventi a che fare con il mondo delle ferrovie (Tfs era in passato partecipata dalle Fs): una settantina di lavoratori della Format rischiano il posto, e hanno deciso così di scendere in piazza, oggi, per uno sciopero indetto da Fim, Fiom e Uilm.
«Parte della commessa della Format service desk – spiegano alla Fiom di Roma – scade a fine dicembre 2011 e così almeno metà dei 115 dipendenti sono a rischio. Adesso vorremmo sapere quali sono le loro prospettive, e chiediamo non solo alla Format, ma anche alla Tsf Almaviva di darci delle risposte serie». La Format service desk è una società nata, insieme ad altre tre – tra cui la Format contact center – dalla società madre, la Format milanese appunto, che ha creato quattro «scatolette cinesi» all’inizio di quest’anno: opera su Roma e ha come amministratore Umberto Cassia.
Mentre la Format contact center, anch’essa su Roma, si occupa di ricevere e gestire le telefonate per le Ferrovie – nel più classico modello del call center – la service desk è invece una struttura di supporto ai vari rami delle Fs – da Trenitalia a Rfi, fino alla Fer Servizi e la Sap – ed è composta principalmente da tecnici, sistemisti e informatici. Tanto per fare un esempio, quando si «impalla» il sito di Trenitalia (tutti ne abbiamo diretta esperienza), sono proprio i tecnici della Format a intervenire.
Ma il mondo dei servizi e dei call center è talmente variegato e soggetto alla dura legge della competizione, che non appena riesci a consolidare il tuo posto, subito rischia di volare via. Infatti i lavoratori della Format sono solo dallo scorso dicembre dipendenti a tempo indeterminato, ma hanno fatto un buon decennio (almeno) di contratti a progetto, e poi a termine. In passato, però, il loro datore di lavoro non era la Format, ma tale Sirio Informatica, che dopo anni di contratti cocoprò mise i lavoratori davanti a un aut aut: se volete un contratto a tempo determinato di due anni, siglate una conciliazione per rinunciare al pregresso. Allora la Fiom non era in azienda, e molti – poco informati – decisero di firmare: solo in pochi rifiutarono e andarono in causa.
Paradosso dei paradossi, dopo solo un anno di contratto, furono tutti messi in cassa, e la vecchia Sirio liquidò. Rilevò tutto dunque la Format, che ha infine stabilizzato gli operatori. Ma mentre per metà del service desk e per il contact center, le commesse sono confermate fino al 2013, l’altra metà del service ora trema e teme di finire in mezzo a una strada. «Il fatto è che Almaviva sta assumendo ben 1200 persone in apprendistato, che costano meno di noi, e in parte andranno a coprire il nostro lavoro – spiega uno dei dipendenti, che vuole restare anonimo – Senza contare che ci sono tante altre società , anche loro operanti nella sede Tsf allo Scalo, che non rischiano di finire fuori mercato, perché danno lavoro a contrattisti a progetto, dunque possono giocare sui margini con le prossime gare. C’è ad esempio la Iscom, o la G.L. Group. Noi siamo considerati solo “postazioni”, non persone: ci chiamano “consulenti” per distinguerci dai dipendenti di Tsf. Ma a questo punto pretendiamo chiarezza».
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