Brucia la stazione Tiburtina paura a Roma, treni nel caos

by Sergio Segio | 25 Luglio 2011 9:14

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ROMA – Ore 4. Brucia la stazione Tiburtina. Le fiamme si sprigionano dalla centrale di controllo, quella che gestisce il traffico di tutti i treni nello scalo, adesso il secondo della capitale, ma nei piani di Fs destinato a diventare il quartier generale dell’Alta velocità .
Nessun ferito, nessun intossicato, ma Roma e l’Italia precipitano nel caos. Tutta la zona intorno alla stazione viene chiusa al traffico, con i vigili che presidiano gli ingressi delle strade, vietata la tangenziale, arteria strategica che distribuisce il traffico per la città , chiusa la linea B della metropolitana, prima per l’intero percorso, poi per sei stazioni. In tarda serata, i vigili del fuoco danno il via libera per il solo transito, senza però che la metro possa effettuare fermata. «I disagi si faranno sentire per un mese», dice il sindaco Gianni Alemanno. Chi deve prendere il treno da Tiburtina viene dirottato a Termini, perché i vigili del fuoco, impegnati con dieci squadre a spegnere l’incendio, dichiarano lo scalo inagibile. L’edificio dove si è sviluppato l’incendio, che risale agli anni Trenta e ospita anche archivi e uffici, rischia di crollare.
Si possono utilizzare solo due binari, con i convogli controllati a vista, che non superano i 30 chilometri all’ora. E questo significa che tutto il traffico ferroviario viene condannato al ralenti, con ritardi che raggiungono anche le cinque ore. Alla fine però le Fs annunciano che il 73 per cento dei treni calendarizzati ha fatto servizio, anche se con pesanti ritardi. I residenti hanno paura. Vedono fino alla tarda mattinata colonne di fumo nero e sentono l’odore acre dell’incendio. «Tenete le finestre chiuse», raccomanda il sindaco.
«Ci aspettiamo che Ferrovie dello Stato ci dicano le cause. Soprattutto ci aspettiamo di sapere perché è successa una cosa di questo genere. È il principale cantiere aperto attualmente a Roma», dichiara ancora Alemanno. Cantiere per la nuova futuristica stazione progettata da Paolo Desideri che secondo le previsioni deve essere pronta per il prossimo ottobre. Le fiamme lambiscono uno dei nuovi edifici ed è merito dei vigili del fuoco aver tenuto lontano il fuoco, divampato nel preesistente stabile vicino, che contiene la centrale di controllo. Senza quella centrale che instrada i 500 treni che ogni giorno passano per Tiburtina, utilizzati da 15mila passeggeri, il rischio di disastri sarebbe elevato.
«La causa dell’incendio è probabilmente di tipo elettrico – si sbilanciano a fine giornata i vigili del fuoco – ma è da verificare una volta che entreremo nel tunnel che contiene i cavi. Escludiamo al 90 per cento casi diversi». E si riferiscono al dolo, ipotesi circolata in un primo tempo, quando si è pensato ad un’azione antiTav, che i comitati hanno smentito sdegnosamente.
Le indagini sono in corso anche attraverso l’esame dei sistemi di ripresa a circuito chiuso della stazione. La procura ha aperto un’inchiesta e disposto il sequestro dell’edificio andato in fiamme. La polizia sta ricostruendo gli ultimi momenti prima che il fuoco si sprigionasse attraverso l’esame dei racconti di alcuni testimoni. Il nucleo rilievi dei vigili del fuoco parla di un corto circuito all’interno delle canaline del cavidotto. Forse un cavo elettrico e una fibra ottica divenuta incandescente che ha poi bruciato il resto dei cavi elettrici. Le ferrovie hanno istituito una commissione d’inchiesta e avanzano la loro ipotesi: «Manomissione o asportazione di cavi o di collegamenti in rame o alluminio che provocano anomali funzionamenti degli impianti, anche in tempi differiti rispetto al momento del danneggiamento». Giallo sui sistemi di monitoraggio, che non hanno rilevato il guasto. Il fumo è stato segnalato dal personale in servizio.

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