Breivik, la Lega sconfessa Borghezio

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MILANO – Mario Borghezio insiste, e dopo aver definito «buone» le idee del pluriomicida Breivik, torna sull’argomento sollevando una valanga di proteste. Ma stavolta non la passa liscia neppure nella Lega. Umberto Bossi non nasconde una foritssima irritazione, mentre Roberto Calderoli definisce «farneticazioni» le parole dell’europarlamentare, e a nome del suo partito chiede «ufficialmente scusa alla Norvegia, e soprattutto ai familiari delle vittime, per le terribili e inqualificabili considerazioni espresse a titolo personale dall’onorevole Borghezio».
Ecco la confusa – ma micidiale – esternazione di ieri. «Sono intervenuto – spiega l’esponente del Carroccio – perché ho avuto l’impressione che questa strage sia servita a qualcosa; io non penso che lo squilibrato abbia agito con queste finalità , ma chiediamoci: com’è possibile che uno così noto alle autorità  possa girare così?». Borghezio propende dunque per la teoria del complotto: «Se noi facciamo due più due e capiamo che questa strage viene utilizzata per condannare posizioni come quella di Oriana Fallaci, io non ci sto». E ancora: «Non sono nella testa dello squilibrato di Oslo, ma i cristiani non devono essere bestie da sacrificare; dobbiamo difenderli».
Si scatena il finimondo, dal mondo politico la condanna è unanime. E non è solo l’opposizione a chiedere a Bossi di cacciare Borghezio dalla Lega. Lo fa, dal Pdl, pure il ministro Carlo Giovanardi. Con Calderoli («Farneticazioni») si dice «completamente d’accordo» Roberto Maroni. Si fanno sentire il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni: «Condanno senza se e senza ma le parole di Borghezio», e una nutrita schiera di parlamentari leghisti: «Dichiarazioni farneticanti, Borghezio lasci stare la Fallaci che si sta rivoltando nella tomba». Francesco Speroni, capodelegazione del Carroccio al Strasburgo, sembra prendere le distanza dal collega: «Un conto sono le idee dell’assassino, che potrebbero anche essere condivisibili; ma se da queste idee nasce un eccidio, il nesso non è assolutamente accettabile». Poi ci ripensa: «Sto con Borghezio, non penso di debba dimettere, le sue parole sono state anche strumentalizzate». Ed è proprio Speroni a non escludere che del caso si possa parlare venerdì al consiglio federale della lega convocato a Milano.
Lui però tira dritto, a dimettersi neppure ci pensa (anche perché nessuno dei suoi glielo ha chiesto) e risponde così alla lavata di capo di Calderoli: «Il coraggio chi non ce l’ha non se lo può dare, per assumere certe posizioni bisogna avere i coglioni». Insomma Calderoli, e anche Maroni, «guardino oltre il proprio naso». Si potrebbe levare lo sguardo Oltralpe, dove il Front National di Marine Le Pen, movimento dell’ultradestra francese, ha sospeso un proprio esponente che si era distinto nell’apologia di Breivik, il mostro di Oslo. «Un resistente, un’icona, un nuovo Carlo Martello in lotta contro l’invasione musulmana», lo ha definito Jacques Coutela, candidato del Front National alle cantonali dello scorso marzo. E tanto è bastato a far scattare la sanzione: «Coutela è stato sospeso dalle sue funzioni, in attesa che passi davanti alla commissione disciplinare», ha spiegato il segretario del Fn, Steeve Briois. Difficile pensare, stando almeno a quel che dicono i leghisti, che la stessa sorte possa toccare a Borghezio. Anche se stavolta le prese di distanza nei suoi confronti, nel Carroccio, sono state molto nette.


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