by Sergio Segio | 7 Luglio 2011 22:00
“Non è ora di essere pragrmatici. È ora di essere sognatori, di agire per i nostri sogni”. È così che Marina Silva[1], la pasionaria leader ecologista, si è congedata dal partito Verde fra le fila del quale sbaragliò ogni pronostico nelle presidenziali del 2010, ottenendo 20 milioni di preferenze. Ha deciso: la ex ministro dell’Ambiente di Lula, che lasciò il governo e il Partito dei Lavoratori dopo 30 anni di militanza in segno di protesta contro la debole politica ambientalista e le idee di colei che è adesso il presidente, Dilma Rousseff, rimette ancora una volta tutto in discussione, dimostrando di non scendere a patti con i suoi principi. Se ne va, dunque, e formerà un altro movimento che punterà a riformare la politica seguendo l’onda degli indignati, coloro che si sono dichiarati stanchi della corruzione, delle mazzette, dei soliti metodi della politica tradizionale. Che gli ultimi scandali confermano. Sarà la leader di coloro che vogliono riformare la democrazia, affinché sia realmente rappresentativa, costruendo anche un modello nuovo in cui “l’economia e il preservare le risorse umani siano integrati in favore dello sviluppo”.
La spinta finale al grande passo è stato il no del presidente dei Verdi, José Luiz Penna, da 12 anni a capo del partito, a convocare gli stati generali per rinnovare la direzione, primo passo verso un rinnovamento generale. Che non avverrà . Di qui l’attacco contro una democrazia che non c’è.
Con un discorso commosso davanti a trecento persone nel quartiere Vila Madalena, San Paolo, ha spiegato che molti dei suoi compagni di lotta la seguiranno in questa nuova avventura verso un mondo sostenibile e verso una democrazia reale. Con lei, il coordinatore della sua campagna elettorale Joà£o Paulo Capobianco, il suo candidato a vice nel 2010, Guilherme Leal, l’ex candidato al Senato di San Paolo, Ricardo Young, lo storico presidente del partito paulista, Mauràcio Brusadin e Sérgio Xavier, il segretario statale dell’Ambiente del Pernambuco.
Fra coloro che sono intervenuti al fianco di Marina Silva, il più duro nell’attaccare il Pv è stato il deputado federal Alfredo Sirkis che ha definito il partito “un ufficio in bancarotta con un presidente che vuole diventare ereditario”.
La direzione nazionale del Pv ha criticato la dipartita della ex senatrice pupilla di Chico Mendes,[2] classificando la crisi come “una polemica artificialmente montata”. E la cupola del partito ha minimizzato l’impatto dell’uscita di Marina precisando che il Pv è più grande di qualsiasi persona, respingendo anche le accuse di mancanza di democrazia e di aver isolato le posizioni di Marina. A questo proposito nel comunicato di risposta ha elencato tematiche quali aborto, unioni civili fra omosessuali e depenalizzazione delle droghe, tema cari alla passionaria e accettati “con generosità e rispetto per le differenze, inneggiando al principio di libera coscienza”.
Marina Silva nella sua nuova sfida andrà a proporre “una nuova forma di fare politica, trasparente, con spirito repubblicano” e sopratutto che promuova la cittadinanza e i valori della diversità . Parole e azioni quali sfide alla politica tradizionale che, non per coincidenza, arrivano 24 ore dopo lo scoppio del nuovo scandalo di corruzione nel governo Rousseff, che ha portato alle dimissioni il ministro dei Trasporti, Alfredo Nascimento, e l’intera cupola del dicastero.
Intanto il Brasile si divide, fra chi considera la paladina dell’Ambiente una Don Chisciotte ecologista per la quale sarà difficile passare dai sogni alla realtà cruda della politica, e chi, invece, pensa che il suo grande capitale politico, pari a 20 milioni di voti, potrà fruttare a dismisura andando a captare tutti quegli indignati dalla corruzione, dalla mancanza di trasparenza e dall’allontanamento della politica dai movimenti più vivi della società . Tutti, comunque, la danno fra i candidati alle prossime presidenziali. Sia quel che sia.
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2011/07/brasile-la-nuova-sfida-della-pasionaria-verde/
Copyright ©2024 Diritti Globali unless otherwise noted.