Bolivia: Morales apre gli Ogm, allarme delle associazioni contadine e indigene
Obiettivo principale della legge secondo il governo e i suoi sostenitori, è quello di garantire la sicurezza e la sovranità alimentare del popolo boliviano ed è stata presentata da Morales come “uno strumento della Costituzione Politica dello Stato Plurinazionale promulgata nel 2009 per promuovere profonde trasformazioni strutturali nel paese”. In effetti i cambiamenti ci sono, tra le altre cose la legge prevede la creazione di un’assicurazione in caso di siccità , inondazioni, e altri disastri ambientali per sei tipi di alimenti, riso, patate, grano, soia, mais e quinua; favorisce il consolidamento di imprese dedicate all’agricoltura, e alla produzione di fertilizzanti; prevede la creazione di una banca produzione e fornitura di sementi, degli aiuti per la commercializzazione comunitaria dei prodotti e un sostegno finanziario alla meccanizzazione e uso delle tecnologie nella produzione agricola.
Evo Morales ha sottolineato come il testo del provvedimento sia stato il prodotto del consenso raggiunto con le organizzazioni sociali e con i movimenti di contadini, indigeni e popoli originari, denunciando anche le polemiche create a suo parere, per disinformare i cittadini e boicottare i grandi cambiamenti messi in atto dal governo.
In realtà non tutti i movimenti e le organizzazioni hanno accolto con entusiasmo la legge, anche perché molti fanno sapere di non essere neppure stati contattati né tantomeno invitati ad un tavolo, venendo cosi meno all’obbligo del consenso previo, libero e informato stabilito dalla stessa Costituzione e dalla Dichiarazione dei Diritti delle Popolazioni Indigene dell’ILO. A smentire il presidente Morales è il Foro Boliviano su Ambiente e Sviluppo (Fobomade) il quale ha dichiarato che anche se questa norma è stata presentata come il prodotto di un ampio dibattito democratico delle organizzazioni sociali, i fatti dimostrano che la legge è stata redatta da tecnici di tre ministeri e imposta alle organizzazioni con minacce e ricatti.
A dimostrare che non c’è stato un pieno consenso è anche il fatto che alla promulgazione molti rappresentati di organizzazioni sociali e di contadini che hanno sempre appoggiato il governo, hanno preferito non presenziare. El dirigente Rafael Quispe della Conamaq (Consiglio Nazionale di Ayllus y Markas del Qollasuyo) ha dichiarato che questa norma sterminerà il patrimonio genetico naturale delle nazioni originarie. Anche altri dirigenti, insieme ad alcuni attivisti e difensori dell’ambiente, ecologia e Madre Terra, in un comunicato stampa avvertono che si sta valutando l’ipotesi di convocare delle manifestazioni contro il provvedimento appena promulgato. Secondo queste organizzazioni accettare l’uso di Ogm in questo provvedimento è stato un grave errore politico.
In particolare sono due gli articoli contestati: il numero 15, quando dice che “tutti i prodotti destinati al consumo umano che contengono in maniera diretta o indiretta organismi geneticamente modificati, dovranno obbligatoriamente indicarlo”. L’altro articolo controverso è il numero 19 nel punto in cui recita: “Si stabiliranno disposizioni per il controllo de la produzione, importazione e commercializzazione di prodotti geneticamente modificati”. Anche la CAOI (Coordinadora Andina de Organizaciones Indigenas) ha manifestato la sua preoccupazione per la legge in questione, dicendo che la difesa della vita e della Madre Terra sono le principali ragioni per cui i popoli indigeni rifiutano in modo categorico l’ingresso dei prodotti geneticamente modificati nel paese.
Molti degli oppositori alla legge sono stati protagonisti anche della Guerra dell’Acqua e della Guerra del Gas, e in una lettera inviata al presidente qualche giorno prima della promulgazione criticano l’attuale governo di allontanarsi dalla strada che porta al vero processo di cambiamento per il paese, cedendo alle pressioni di alcune multinazionali produttrici di sementi geneticamente modificate e erbicidi che le accompagnano, col fine di trasformare le comunità campesinas e indigene in produttori e consumatori dipendenti dalle multinazionali interessati solo a mercificare qualsiasi cosa. Le preoccupazioni riguardano anche il fatto che le sementi transgeniche inoltre necessitano dell’appoggio di pesticidi a base di glifosato, un potente erbicida che uccide tutte le erbe presenti nel terreno in cui si deve seminare ma che produce anche gravi danni alla salute. Nella vicina Argentina patria della soia transgenica (è la seconda produttrice al mondo), si inizia a mettere sotto processo questo potente veleno anche grazie alle accuse mosse da un studio scientifico che proverebbe l’alta tossicità del prodotto e portato avanti dal tossicologo Andrés Carrasco della Università di Buenos Aires.
L’America Latina dopo essere stata colonia europea, area di prove tecniche per dittature militari sanguinarie e cortile di casa degli Stati Uniti, sta diventando il terreno di coltivazioni transgeniche di proprietà delle multinazionali come Monsanto, Nidera, Sighenta, Bayer – solo per citarne alcune – tanto da essere definita il paradiso degli Ogm. Argentina, Brasile, e Messico sono i paesi a più alta concentrazione di coltivazioni di questi prodotti, ora però il fenomeno si sta estendendo anche al Perù e proprio questi giorni anche in Cile le organizzazioni iniziano a manifestare contro le decisioni del governo che aprono agli Ogm, paesi dove le pressioni fatte ai governi da parte di multinazionali, organismi multilaterali, agenzie di coopeazione e sviluppo sono sempre più forti.
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