Biotestamento, oggi il voto il Pd: vendetta contro Eluana
ROMA – La parola d’ordine è approvare, licenziare il testo, poter dire, “Urbi et Orbi” che il Biotestamento è legge. Oggi la discussione ricomincia, in una giornata che appare difficile ma dove il sì finale alle “Dichiarazioni anticipate di trattamento” sembra scontato, anche se poi i nove articoli della legge dovranno di nuovo passare al vaglio del Senato e la discussione potrebbe riaccendersi. L’aula della Camera torna dunque al voto partendo dal comma 6 dell’articolo 3, che indica quando e come un testamento biologico “assume valore”, quando cioè la volontà del paziente “può” (non deve perché non c’è obbligo per il medico) essere rispettata. E cioè soltanto e unicamente quando il malato si trovi nella condizione di “morte corticale”, quello stato cioè in cui solitamente si autorizza l’espianto degli organi…
Impossibile non vedere una relazione con il caso di Eluana Englaro, e infatti sono pesanti e nette le parole di Livia Turco: «La pessima legge sul testamento biologico è una vendetta contro Eluana. È questa l’unica motivazione che ha avuto la Destra negli ultimi due anni, durante i quali è stata imposta all’approvazione del Parlamento una legge liberticida e lontana dal sentire degli italiani. Ci auguriamo – aggiunge la Turco – che nella maggioranza prevalgano quanti hanno espresso dissenso nelle settimane passate». In realtà la maggioranza appare non solo blindata e forte con i voti di Pdl, Lega e Udc, ma supportata anche da un piccolo gruppo di deputati del Pd (circa una ventina), tra cui Enrico Gasbarra e Giuseppe Fioroni, che non hanno mai nascosto il loro dissenso dalle posizioni del Partito Democratico. E se il senatore Ignazio Marino (Pd) ripete con sconforto che la «legge sul testamento biologico è un’amara bugia poiché ne fa un pezzo di carta senza valore», nel senso che di fatto a nessuno sarà garantito che le proprie volontà verranno rispettate, non si potrà mai ottenere la sospensione dell’idratazione né della nutrizione, non si potranno indicare i trattamenti sanitari cui non si vuole essere sottoposti, la maggioranza sente già di avere la vittoria in tasca. «Sono fiducioso – ha dichiarato infatti il relatore Domenico Di Virgilio del Pdl – i numeri delle precedenti votazioni sono andati al di là delle aspettative. Hanno sostenuto il provvedimento anche 20-25 deputati del Pd». Il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella critica un’opposizione “ideologica”. «Si è voluta dare l’idea di un disegno di legge imposto al parlamento, invece è stato un provvedimento molto aperto al dibattito, e approvato da una maggioranza trasversale». Ribatte Margherita Miotto, capogruppo Pd in commissione Affari Sociali: “Questa legge già sbagliata fin nell’impostazione è stata resa restrittiva oltre ogni misura, in modo da renderla inapplicabile e punitiva proprio verso i malati”.
Infatti. Il testo approvato dal Senato nel 2009, emendato e riscritto dalla commissione Affari Sociali della Camera, appare adesso come un puzzle inestricabile di norme difficili e spesso inesplicabili. Un corpus di divieti in aperto contrasto con la normativa europea sul “fine vita”, e che apre la strada quindi ai ricorsi in tribunale. E dunque proprio a quei giudici che esattamente come nel caso Englaro, decisero che la volontà di Eluana doveva essere rispettata. E molte perplessità arrivano anche dai medici, investiti di una responsabilità enorme, “costretti” anche a non rispettare il desiderio dei pazienti.
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