by Sergio Segio | 17 Luglio 2011 8:11
BERLINO – Se Putin fosse stato premiato per aver favorito «la stabilità dei rapporti russo tedeschi» (la motivazione data oggi dalla giuria del “Quadriga”), forse il premio sarebbe passato inosservato. Anche perché è del tutto sconosciuto fuori dai confini di Berlino, che per molti versi è rimasta un’isola anche dopo esser diventata la capitale del Paese più potente d’Europa. Ma quando si vanno a leggere le motivazioni del premio, che «onora modelli esemplari di persone che operano per il bene pubblico», uno trasecola. Sembrano prese direttamente da Orwell. «Il premier russo – vi si legge – ha creato e crea stabilità attraverso la convergenza di benessere, economia e identità ».
Ma come gli è venuto in mente? erano stati i primi commenti sottovoce della stampa imbarazzata ad attaccare uomini onorevoli come i presidenti della giuria, Lothar De Mazière l’unico premier democraticamente eletto nella DDR e poi brevemente ministro nella Germania riunificata, e il teologo Richard Schroeder, dissidente nella DDR e poi deputato al Bundestag. Di premi controversi o sbagliati è pieno il mondo. Ma almeno il Nobel ad Arafat era un incoraggiamento, e quello a Obama una speranza. Ma Putin! Per di più preso di mira oggi per la sua spregiudicatezza che più non si può. Molta fantasia, del resto, il “Quadriga” non l’aveva mai dimostrata. Dopo aver esaurito i nomi più noti – Gorbaciov, gli ex cancellieri Kohl e Gerhard Schroeder, Shimon Peres, Vaclav Havel, Wolfgang Schaueble, Papandreou, Erdogan e perfino Sylvia, la ragazza tedesca diventata regina di Svezia, negli ultimi tempi aveva avuto qualche piccolo incidente di percorso: l’anno scorso, per esempio, aveva premiato Karl-Theodor zu Guttenberg, l’ex ministro della Difesa allora beniamino del pubblico e poi costretto a dare le dimissioni per aver copiato la tesi di dottorato. Non dev’essere facile comunque trovare ogni anno quattro persone con le qualità previste da Quadriga.
Il primo a venire allo scoperto è stato il Verde Cem Ozdemir, che si è ritirato dalla giuria. A questo punto le polemiche sono dilagate: pagine e pagine di giornali, ore e ore di dibattiti televisivi, indiscrezioni. Commenti e poi le prime restituzioni o minacce di restituzione da parte dei premiati precedenti (Havel e l’artista danese Olafur Eliasson). Mentre la giuria taceva, incerta se i danni sarebbero stati maggiori premiando Putin o revocandogli il premio già assegnato. Fino a due giorni fa aveva insistito sulla prima ipotesi. Ieri si è arresa. Ha deciso di annullare il premio. Non lo avranno nemmeno gli altri tre incolpevoli e incontestati: il palestinese Salam Fayyad, la ministra messicana Patricia Espinosa e Betul Durmaz, l’insegnante modello figlia di immigrati turchi e paladina della parità dei diritti. Se il premio, che viene assegnato da una associazione privata, “Officina Germania”, avrà ancora una vita davanti a sé, non si sa.
La Quadriga è ammaccata e non lo nasconde. Del resto, su quella Porta di Brandeburgo dove fu installata nel 1794, non ha mai avuto vita facile. «La nomina di Putin intendeva onorare chi si è impegnato pera buone relazioni con la Germania riunificata» afferma la giuria in un comunicato. «Perciò siamo costernati dalle critiche massicce dei media e della politica a una decisione che era coerente con i criteri di cooperazione e di comprensione finora seguiti». La tout Berlin non si riunirà sulla Gendarmenplatz il 3 ottobre per celebrare.
I russi hanno fatto buon viso a cattivo gioco. «Rispetteremo ogni decisione» hanno detto «Nella cambierà nei rapporti con la Germania». Il governo si è tenuto prudentemente fuori dalle polemiche, proprio alla vigilia dell’incontro, lunedì a Hannover, tra Angela Merkel e Dmitri Medvedev.
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