Berlino insorge per il premio a Putin

Loading

BERLINO – Se Putin fosse stato premiato per aver favorito «la stabilità  dei rapporti russo tedeschi» (la motivazione data oggi dalla giuria del “Quadriga”), forse il premio sarebbe passato inosservato. Anche perché è del tutto sconosciuto fuori dai confini di Berlino, che per molti versi è rimasta un’isola anche dopo esser diventata la capitale del Paese più potente d’Europa. Ma quando si vanno a leggere le motivazioni del premio, che «onora modelli esemplari di persone che operano per il bene pubblico», uno trasecola. Sembrano prese direttamente da Orwell. «Il premier russo – vi si legge – ha creato e crea stabilità  attraverso la convergenza di benessere, economia e identità ».
Ma come gli è venuto in mente? erano stati i primi commenti sottovoce della stampa imbarazzata ad attaccare uomini onorevoli come i presidenti della giuria, Lothar De Mazière l’unico premier democraticamente eletto nella DDR e poi brevemente ministro nella Germania riunificata, e il teologo Richard Schroeder, dissidente nella DDR e poi deputato al Bundestag. Di premi controversi o sbagliati è pieno il mondo. Ma almeno il Nobel ad Arafat era un incoraggiamento, e quello a Obama una speranza. Ma Putin! Per di più preso di mira oggi per la sua spregiudicatezza che più non si può. Molta fantasia, del resto, il “Quadriga” non l’aveva mai dimostrata. Dopo aver esaurito i nomi più noti – Gorbaciov, gli ex cancellieri Kohl e Gerhard Schroeder, Shimon Peres, Vaclav Havel, Wolfgang Schaueble, Papandreou, Erdogan e perfino Sylvia, la ragazza tedesca diventata regina di Svezia, negli ultimi tempi aveva avuto qualche piccolo incidente di percorso: l’anno scorso, per esempio, aveva premiato Karl-Theodor zu Guttenberg, l’ex ministro della Difesa allora beniamino del pubblico e poi costretto a dare le dimissioni per aver copiato la tesi di dottorato. Non dev’essere facile comunque trovare ogni anno quattro persone con le qualità  previste da Quadriga.
Il primo a venire allo scoperto è stato il Verde Cem Ozdemir, che si è ritirato dalla giuria. A questo punto le polemiche sono dilagate: pagine e pagine di giornali, ore e ore di dibattiti televisivi, indiscrezioni. Commenti e poi le prime restituzioni o minacce di restituzione da parte dei premiati precedenti (Havel e l’artista danese Olafur Eliasson). Mentre la giuria taceva, incerta se i danni sarebbero stati maggiori premiando Putin o revocandogli il premio già  assegnato. Fino a due giorni fa aveva insistito sulla prima ipotesi. Ieri si è arresa. Ha deciso di annullare il premio. Non lo avranno nemmeno gli altri tre incolpevoli e incontestati: il palestinese Salam Fayyad, la ministra messicana Patricia Espinosa e Betul Durmaz, l’insegnante modello figlia di immigrati turchi e paladina della parità  dei diritti. Se il premio, che viene assegnato da una associazione privata, “Officina Germania”, avrà  ancora una vita davanti a sé, non si sa.
La Quadriga è ammaccata e non lo nasconde. Del resto, su quella Porta di Brandeburgo dove fu installata nel 1794, non ha mai avuto vita facile. «La nomina di Putin intendeva onorare chi si è impegnato pera buone relazioni con la Germania riunificata» afferma la giuria in un comunicato. «Perciò siamo costernati dalle critiche massicce dei media e della politica a una decisione che era coerente con i criteri di cooperazione e di comprensione finora seguiti». La tout Berlin non si riunirà  sulla Gendarmenplatz il 3 ottobre per celebrare.
I russi hanno fatto buon viso a cattivo gioco. «Rispetteremo ogni decisione» hanno detto «Nella cambierà  nei rapporti con la Germania». Il governo si è tenuto prudentemente fuori dalle polemiche, proprio alla vigilia dell’incontro, lunedì a Hannover, tra Angela Merkel e Dmitri Medvedev.


Related Articles

Libia, l’inviato Onu pagato dagli Emirati è bufera su León

Loading

50mila euro al mese per un lavoro offerto dai nemici della fazione di Tripoli. “Non è stato imparziale”

Se la deterrenza ha funzionato per l’Urss perché non usarla anche con l’Iran?

Loading

Quando ero all’università , nei primi anni Ottanta, invitai l’allora segretario alla Difesa del governo di Ronald Reagan, Caspar Weinberger, a tenere un discorso agli studenti. A quell’epoca, le università  americane erano focolai di opposizione, specie in materia di difesa. E difatti, non appena Weinberger prese la parola, diversi studenti si alzarono in piedi e cominciarono a contestarlo.

La marcia dei tunisini: non lasciateci soli

Loading

Manifestazioni di cordoglio a Sousse, la località del massacro mentre i turisti continuano a partire Poliziotti su moto da sabbia pattugliano la spiaggia. E chi resta assicura: poteva succedere dovunque

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment