Affitto in nero, Tremonti nella bufera

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ROMA – Giulio Tremonti nella bufera. L’opposizione lo incalza, c’è chiede le sue dimissioni e c’è chi per lo meno lo invita a chiarire dopo che il suo ex braccio destro, Marco Milanese, ai pm ha detto che il ministro l’affitto della casa di Via Campo Marzio lo pagava: quattromila euro al mese dati a mano, mille alla settimana, allo stesso Milanese. E se l’opposizione è pronta a partire all’assalto del titolare del Tesoro, sul quale piovono nuove accuse, dal centrodestra in sua difesa non si alza nemmeno una voce. Un silenzio al quale dietro le quinte si aggiungono le battute di parlamentari e membri del governo del Pdl che, maliziosamente, fanno notare l’anomalia di un ministro delle Finanze che paga l’affitto brevi manu. Nemmeno la Lega si schiera a difesa dello storico alleato, con buona parte del movimento pronta a non muovere un dito per salvarlo.
I primi a uscire allo scoperto sono quelli del Partito democratico. «Il ministro Tremonti, responsabile dell’Economia e delle Finanze, sostanzialmente avrebbe pagato un affitto in nero per risiedere nella sua abitazione a Roma», stigmatizzano i senatori Roberto Della Seta e Francesco Ferrante. Che all’inquilino di Via XX Settembre, «sempre molto compreso nel suo ruolo», ricordano come all’estero per molto meno molti sui colleghi «abbiano rassegnato velocemente le dimissioni». E via con l’elenco degli esempi di chi, dalla Svezia agli Usa, per aver pagato la tata in nero o per non avere versato il canone della tv ha lasciato la propria poltrona governativa. «Pare evidente – conclude il Pd – che motivi di opportunità , legati all’importanza fondamentale del ministero dell’Economia imporrebbero una seria valutazione sul comportamento tenuto da Tremonti in questa vicenda».
L’Italia dei Valori le dimissioni del superministro le ha già  chieste (con il capogruppo Massimo Donadi). Ma ora va oltre, con Antonio Di Pietro che non si accontenterebbe più della testa del titolare dell’Economia: vuole le dimissioni dell’intero esecutivo. Non lavoriamo più per una singola mozione di sfiducia individuale, spiega l’ex pm, ma per una «all’intero governo» perché «mandarlo a casa è il solo modo per fare l’interesse del Paese. Noi non abbiano i numeri, 62 deputati, per fare una mozione da soli: ma ci stiamo lavorando ogni giorno».
E nel silenzio del ministro l’Unione di centro di Pier Ferdinando Casini vede l’ammissione della colpevolezza. «Le affermazioni contenute nella memoria di Milanese – sottolinea Pierluigi Mantini, capogruppo Udc in giunta per le autorizzazioni – interpellano direttamente Tremonti». Il centrista si chiede se le dichiarazioni del parlamentare del Pdl siano vere, ovvero «se colui che oltretutto è capo di Equitalia pagava l’affitto in nero». «Sembra incredibile, ma occorre che Tremonti assuma una posizione pubblica, chiarisca o smentisca Milanese. Se tace acconsente e i contribuenti onesti non potrebbero tollerarlo». Insomma, se non è in grado di chiarire se ne vada.


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