by Sergio Segio | 1 Giugno 2011 10:00
I militari, con un comunicato, hanno fatto sapere che l’assalto è avvenuto a bordo di un auto carica di esplosivo. I soldati hanno, dal canto loro, ucciso dieci miliziani e sequestrato 96 lanciamissili su un camion. Non è finita. Almeno quattordici persone sono morte nel corso degli scontri tra oppositori del presidente, Ali Abdullah Saleh, e le forze di sicurezza divampati in diverse città del paese. Nella capitale Sanà a sono deceduti sette uomini, appartenenti alla milizia tribale dello sceicco e leader dell’opposizione, Sadiq al-Ahmar. Sette dimostranti sono morti anche a Taiz, nel sud del paese, dove secondo testimoni oculari le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro una manifestazione anti-governativa. Secondo l’Onu, solo a Taiz da domenica sono morte almeno cinquanta persone.
Non è finita. Il presunto leader di una cellula di al-Qaeda attiva nel sud dello Yemen è stato ucciso in un raid aereo lungo la strada che porta dalla città di Jaar a quella di Zinjibar, nella provincia di Abyen. Lo riferisce il sito web del ministero della Difesa yemenita. Nel raid è morto l’emiro di al-Qaeda, Mujahid Abu Ali, mentre si trovava insieme ad altri quattro presunti terroristi morti con lui nello stesso attacco. Si trovavano tutti a bordo di un’auto colpita da uno dei missili di un caccia yemenita. La città di Zinjibar è stata bombardata dai caccia e della navi militari presenti nel golfo di Aden che volevano colpire i covi dei terroristi.
Ecco, un giorno come un altro, in Yemen. Una situazione incredibile, ma che spiega nel dettaglio al partita che sta giocando il presidente Saleh. L’Alto rappresentante della politica estera della Ue, Catherine Ashton, si è detta ”è fortemente scioccata” e condanna ”nel modo più fermo” l’uso della violenza e di munizioni contro le persone che manifestano pacificamente nella città di Taiz. ”La repressione continua del regime di Yemen e la grave violazione dei diritti umani e della legge umanitaria internazionale non può essere accettata”, dichiara la Ashton. Ma intanto non fa nulla.
Saleh, non da ieri, è stato abbandonato dalla comunità internazionale. Dopo essere stato per anni finanziato e armato da Usa ed alleati vari, oggi Saleh è un problema per i suoi vecchi padrini.
Per ben tre volte, nelle ultime settimane, il Consiglio di Cooperazione del Golfo, guidato dall’Arabia Saudita, ha proposto a Saleh un’onorevole uscita di scena. Lui ha finto di accettare, ma poi ha sempre rifiutato. Nel momento del bisogno – di Saleh – ecco spuntare un emirato di al-Qaeda.
Allo stesso modo, in passato, sono spuntati complotti iraniani che sobillando la minoranza sciita nel Paese, puntavano a spodestare l’Arabia Saudita come potenza regionale.
Il gioco di Saleh, da trent’anni, è sempre lo stesso. In Arabia Saudita continuano a cascarci e, appena si nomina al-Qaeda – in passato, Ue e Usa erano pronti a correre al capezzale del regime yemenita, rifornendolo di armi e dollari. Oggi, dopo che il presidente Usa Obama ha ridisegnato la politica Usa nella zona, con la volontà di un cambio di regimi, funziona meno. Ma Saleh ci prova ancora. Mentre massacra i cittadini yemeniti.
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