Verso il trasferimento di ricchezza?

by Editore | 24 Giugno 2011 9:00

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Per i paesi più ricchi dell’Ue ci sono soltanto due soluzioni. La prima è quella che Eshout chiama “il dilemma dell’alpinista”: “bisogna lasciare indietro i feriti per evitare che muoiano anche gli altri. Ovvero, formare due gruppi di paesi dell’eurozona o addirittura abbandonare l’euro”. La seconda soluzione è il “trasferimento di ricchezza”. “L’economista premio Nobel Paul Krugman la chiama ‘unione del trasferimento’: in questo caso i governi forti aiutano automaticamente quelli più deboli”.

Secondo Elshout la seconda soluzione è realizzabile “sulla base dell’apprezzabile principio di solidarietà  e della crescita di un’Europa unificata. Tuttavia i politici dovrebbero legittimare una decisione del genere in modo democratico e onesto, facendo presente che non si tratta di miliardi fittizi ma di denaro che deve venire fuori da qualche parte: dai contribuenti, dai risparmiatori, dai proprietari, dai pensionati, dai genitori di bambini e adolescenti, dagli utenti del sistema sanitario, dai consumatori di arte e cultura. In poche parole, da voi”.

Una simile evoluzione modificherebbe il concetto di solidarietà  tra europei sul quale è stata fondata l’Unione, sottolineano Ryszard Petru e PaweÅ‚ Åšwieboda. Su Gazeta Wyborcza il presidente della Società  degli economisti polacchi e quello del think tank demosEuropa fanno presente che con l’attuale crisi del debito l’Europa non è più divisa “tra ricchi e poveri secondo l’esse est-ovest”, ma tra “un nord conservatore e un sud spendaccione e senza prospettive”.

Di fatto la solidarietà  mostrata in occasione dell’allargamento del 2004 e di quello del 2007 cede il passo a una solidarietà  tutta nuova, che secondo i due economisti punta a riportare a galla i paesi periferici dell’eurozona per salvare le istituzioni finanziarie del centro prospero. Ma la realizzazione di un processo del genere pone delle problematiche, e prima di tutto dev’essere interrotto il circolo vizioso dei prestiti a ripetizione mimetizzati con la formula dei “meccanismi europei”. Petru e Åšwieboda sostengono che il modo migliore di procedere è concentrarsi su ciò che può favorire la crescita compatta dell’Unione europea, ovvero l’aumento della produttività 

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