Un no compatto dei sindacati all’intervento sulle pensioni

by Editore | 17 Giugno 2011 7:55

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ROMA – Giù le mani dalle pensioni, specialmente quelle delle donne. L’idea di fare cassa aumentando l’età  pensionabile delle dipendenti del settore privato (per quelle del pubblico la revisione graduale è già  avviata) non piace affatto al sindacato che, una volta tanto unito, ha risposto con un secco «no».
Il progetto è allo studio dei tecnici della Ragioneria e del ministero del Lavoro che stanno lavorando al mix d’interventi necessario a finanziare la manovra da 40 miliardi, promessa a Bruxelles, per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014. Fra le ipotesi di cui si parla vi è appunto la possibilità  di intervenire sulla previdenza. In particolare aumentando l’età  pensionabile delle donne dagli attuali 60 anni ai 65, bloccando l’indicizzazione degli assegni più alti (o chiedendo un contributo di solidarietà ) e prevedendo anche un aumento dei contributi per i co.co.co, in modo da rimpolpare il montante sul quale sarà  calcolata la loro futura pensione.
Nessuno si è alzato in difesa delle pensioni d’oro, ma la possibilità  di un intervento su quelle delle donne (la misura farebbe risparmiare un miliardo l’anno) ha scatenato critiche e polemiche. Chiare le parole di Susanna Camusso, leader della Cgil: «Considerare le pensioni come un serbatoio di spese da tagliare è un’ipotesi assolutamente errata, visto che in grande maggioranza sono troppo basse – ha detto – continuare ad innalzare l’età  pensionabile delle donne è poi una doppia ingiustizia». In realtà , secondo la Camusso, «al di là  dei proclami si sta immaginando un’operazione di tagli in un Paese che non ha le condizioni per sopportarli». Dalla Cgil alla Cisl la posizione non cambia. «Un’idea irrealistica che non accettiamo – commenta il segretario generale Raffaele Bonanni – le donne sono più in difficoltà , perché spesso, viste le interruzioni del lavoro o per maternità , a 40 anni di occupazione non corrispondono 40 anni di contributi. Parliamo piuttosto degli sprechi e dei vantaggi della politica: ci sono troppe prebende, il 40 per cento in più dei colleghi europei. E’ uno scandalo».
D’accordo anche la Uil di Luigi Angeletti. «Per quel che ci risulta, è un’ipotesi che non esiste e, comunque, sarebbe una proposta inaccettabile – ha detto – E’ strano che, in Italia, quando non c’è uno straccio di idee, c’è qualcuno che parla di interventi sulle pensioni».
Netta condanna anche da parte dell’opposizione. Per Vittoria Franco, senatrice del Pd: «Questo governo spreme le donne come limoni: non godono di servizi di sostegno alla famiglia come i nidi e il tempo pieno, che anzi vanno a diminuire, vengono retribuite meno e fanno meno carriera degli uomini, si occupano di figli e genitori e devono andare in pensione più tardi. Ecco quanto contano le donne per il governo Berlusconi: nulla». «La smettano di fare cassa con lo stato sociale – avverte Cesare Damiano capogruppo Pd in commissione Lavoro – che cosa ne dice di tutto questo il ministro Sacconi che aveva giurato che l’età  pensionistica nei settori privati non sarebbe mai stata toccata?».

 

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