Ue: la Polonia blocca la politica del clima
La Polonia ha bloccato – sola contro tutti – un tentativo dell’Unione europea di rafforzare l’obiettivo comune in materia di emissioni di gas di serra. E’ successo in occasione del vertice dei ministri della Ue a Lussemburgo riferiva ieri il Financial Times. E considerato che il 1 luglio comincia il semestre polacco di presidenza dell’Unione europea, l’auspicio non è dei migliori.
In gioco è l’intera politica europea del clima. Al momento l’Unione è ferma sull’obiettivo concordato già qualche anno fa: ridurre le emissioni di gas di serra del 20% rispetto al livello del 1990 entro il 2020. E però ci sono diverse spinte a mettere un obiettivo più ambizioso sul tavolo del negoziato mondiale sul clima (dove la Ue interviene con una sola voce): alcuni paesi avevano proposto di tagliare le emissioni di 30% entro il 2020. La proposta di complomesso era stata il 25%: e si questa c’era il consenso di 26 paesi membri: tutti meno uno, la polonia. E poiché su decisioni simili è richiesta l’unanimità , è un no che conta.
Il ministro dell’ambiente polacco Andrzej Kraszewski ha opposto che prima di sottoscrivere un simile obiettivo bisogna analizzare meglio il suo impatto su «specifici paesi», e che si aspetta «maggiore comprensione dell’europa verso la situazione di specifici stati membri». Il fatto è che la Polonia genera il 90% della sua elettricità in centrali che bruciano carbone – uno dei più «sporchi» tra i combustibili fossili, principale fonte delle emissioni di anidride carbonica che si accumulano nell’atmosfera riscaldando il clima, impegnarsi a tagliare le emissioni significa investire in alternative energetiche. Non che la Polonia sia la sola a frenare rispetto alla politica europea sul clima (l’Italia non ha fatto molto meglio nel recente passato). Fattostà che è l’unico che si è opposto a una soluzione di compromesso.
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