Sull’intesa lite in casa Cgil Camusso: dalla Fiom falsità
ROMA — «La Fiat non è coperta da questo accordo» . Il segretario della Cgil, Susanna Camusso, ha spiegato così ieri, all’indomani della sottoscrizione, l’ipotesi di intesa sulla rappresentatività e l’esigibilità dei contratti, trovata insieme con Confindustria, Cisl e Uil. Un modo per respingere l’offensiva subito lanciata dal sindacato di categoria Fiom, guidato da Maurizio Landini, che darà battaglia nel direttivo Cgil dell’ 11-12 luglio. Ma anche una frase che riempie il silenzio tenuto ieri dalla Fiat. Dall’azienda non sono giunte dichiarazioni ufficiali ma l’impressione è che le parole di Camusso siano la conferma di quanto già l’azienda sapeva prima ancora di leggere il testo: la clausola di retroattività , che il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha cercato d’inserire durante la trattativa, a tutela degli accordi di Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco, non c’è. E questo, peraltro, è l’unico aspetto su cui Landini concorda con Camusso, quando dice che «è stato respinto il tentativo di Confindustria di inserire la norma che rendeva retroattivo l’accordo» .
Ora quei contratti Fiat, impugnati da Fiom, saranno valutati dal giudice: «Confido che la magistratura lavori e sia in grado di poter autonomamente esprimere un giudizio che faccia rispettare le leggi europee ed italiane ed anche il valore dei contratti nazionali ancora in vigore» . Per l’amministratore delegato Fiat, Sergio Marchionne, che chiedeva garanzie per gli investimenti, i margini sembrano non esserci. Si fa concreta dunque la possibilità che il manager, pur esprimendo apprezzamento per lo sforzo, confermi l’uscita da Confindustria. «A chi dice che Fiat ne trarrebbe benefici (dall’accordo, ndr), rispondo che siamo esattamente all’opposto» ha detto ieri il leader della Cgil rispondendo alla Fiom.
Al di là della richiesta di dimissioni di Giorgio Cremaschi, è stato Landini a infierire sull’intesa, «sul fatto che manca il voto dei lavoratori per approvare gli accordi e che si apre alla derogabilità del contratto nazionale attraverso accordi aziendali, tra l’altro decisi non dai lavoratori ma dalla maggioranza delle Rsu (rappresentanze sindacali unitarie) o addirittura delle Rsa (rappresentanze sindacali aziendali)» .
Oggi si riunirà il comitato centrale della Fiom, ma intanto il segretario chiede a Camusso di far pronunciare i lavoratori. Ma anche su questo punto il segretario generale gioca d’anticipo e, prima ancora che la Fiom formalizzi la richiesta, propone il referendum a Cisl e Uil, affermando che, se non saranno d’accordo, la Cgil terrà comunque la consultazione, cosa non prevista dallo statuto. L’accordo, per Camusso, «ristabilisce la gerarchia delle fonti: la fonte è il contratto nazionale che la Fiat ha pensato di cancellare» . Il leader della Cgil sottolinea che, alle intese «adattative» , che si possono fare «in attesa dei rinnovi dei contratti nazionali» , serve il consenso non solo delle rappresentanze sindacali ma anche delle organizzazioni territoriali firmatarie dell’accordo. «Non si possono, quindi, fare intese separate: è un’altra strada quella che Fiat si era immaginata» .
Il segretario ha anche rivendicato di aver escluso «qualche velleità legislativa di qualche ministro» , un riferimento al ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. «Se Fiat vorrà riaprire la discussione, andremo a vedere con le categorie— ha concluso Camusso — altrimenti c’è una causa in corso…» .
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