Sì di Atene all’austerity, su le Borse
Finisce a sera, con una nuvola di gas lacrimogeni che copre il cielo sul centro di Atene. E un’altra, di fumo nero, che si leva da un ufficio all’interno del ministero delle Finanze, al quale i dimostranti hanno appiccato il fuoco. Una bolgia. Ma sotto quel fumo, ecco la notizia che fa sospirare di sollievo le Borse di tutto il continente: a 4 giorni dall’ultimatum fissato dall’Unione Europea, il Parlamento greco ha approvato con 155 sì e 138 no il piano di austerità del governo Papandreou che prevede tagli per 28,4 miliardi di euro più nuove entrate per 50 miliardi dalle privatizzazioni, e che spiana la strada alla prossima «tranche» del prestito concesso da Ue e Fondo monetario internazionale; cioè a quei sospirati 12 miliardi che serviranno a pagare stipendi e pensioni di luglio.
Manca un ultimo passo: il secondo voto, oggi, sulle singole misure di applicazione del piano; poi, se tutto sarà confermato, domenica arriverà la luce verde finale da Bruxelles.
Giunta sull’orlo del burrone, del «default» o della bancarotta, la classe politica nazionale ha dunque trovato la forza o la freddezza per fermarsi nonostante le proteste di piazza. Che hanno assunto, a tratti, i contorni di una vera rivolta: decine di feriti, qualche colpo d’arma da fuoco, il tentativo ripetuto di impedire ai deputati di entrare nel Parlamento per il voto; e i tonfi dei candelotti che risuonavano fin dentro l’Aula. Alla fine, ha prevalso comunque la politica. E da tutte le cancellerie europee, è stato un coro di plauso.
«Stiamo scherzando con il fuoco» , aveva detto l’altro ieri Jean-Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo che riunisce i ministri finanziari dell’Eurozona: e si riferiva naturalmente al rischio del contagio finanziario, che avrebbe potuto— o potrebbe — colpire le banche francesi o tedesche più esposte in Grecia; ma «felice e sollevato» , si dice ora, di fronte alla decisione di Atene. Quel voto è «una splendida notizia e un atto eccezionalmente coraggioso» , ha commentato la cancelliera tedesca Angela Merkel, il cui Paese è il massimo creditore della Grecia; mentre Josè Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea, e il presidente stabile della Ue Herman van Rompuy, hanno parlato di «un importante passo avanti verso la salvezza» , ma anche di «un importante passo indietro dallo scenario gravissimo di default» .
Le Borse europee hanno cavalcato subito l’onda del sollievo generale, con aumenti di due punti percentuali su piazze come Milano o Madrid. L’euro è salito a 1,44 dollari. Il contagio è fermato, forse.
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