Sei miliardi di risparmi nella sanità piano sanatoria su processi civili e Inps
ROMA – Sanità , pubblico impiego, pensioni, costi della politica, cessione di immobili. Il cantiere della mega manovra triennale da 40 miliardi è in fibrillazione. Il timing è quasi certo: entro il 18 giugno il ministro dell’Economia Tremonti renderà pubbliche le 500 pagine, elaborate da più di 100 tecnici, con uno screening completo delle spese e delle entrate dello Stato. Il 20 all’Ecofin l’intervento sarà preannunciato a Bruxelles, con tutta probabilità il 23 sarà il giorno del varo dei due provvedimenti clou: il decreto con i tagli (3 per quest’anno, 8 per il prossimo, 15 per ciascuno dei due successivi) e la legge delega per la riforma fiscale.
La svolta nella natura della manovra dovrebbe arrivare sul grosso dei tagli alla spesa dei ministeri e delle pubbliche amministrazioni: ieri, accogliendo l’invito del direttore generale di Bankitalia Saccomanni, il ministro dell’Economia ha detto di essere “assolutamente a favore dei tagli non lineari”. Una apertura alla pratica della spending review, inaugurata da Padoa-Schioppa e oggetto dei lavori della commissione dell’ex sottosegretario di Ciampi, Piero Giarda.
La sanità sarà il terreno sul quale il federalismo potrà coniugarsi con il rigore e non solo con gli aumenti delle tasse. Il metodo dei costi standard, che sostituirà quello in base al quale le Regioni vengono rimborsate a pie’ di lista, dovrebbe consentire risparmi fino a 6 miliardi. Tutte le spese della sanità , dalle degenze all’assistenza, saranno tarate sui costi più bassi delle Regioni modello, a partire dalla Lombardia, e il resto d’Italia dovrà adeguarsi. La stretta sugli acquisti di beni e servizi investirà l’intera pubblica amministrazione con il potenziamento della Consip, l’agenzia del Tesoro che ha il compito di bandire le gare.
Il pubblico impiego, già tartassato da tempo, potrebbe pagare un nuovo pesante prezzo: si parla – anche se il ministro della Funzione pubblica Brunetta ha negato – di un intervento volto a prorogare il blocco della contrattazione fino al 2014 e di riproporre la briglia sulle assunzioni. L’obiettivo è di recuperare almeno due miliardi.
Non resterà fuori dal campo di battaglia il comparto delle pensioni. Benché il sistema sia stato più volte oggetto di interventi c’è ancora da elevare l’età pensionabile delle lavoratrici private che, in linea con le statali, potrebbero vedere elevata l’età di quiescenza a 65 anni. Anche le aliquote contributive per i parasubordinati sembrano destinate a crescere al 33%. Dalle misure potrebbero essere spremuti circa 6 miliardi.
Se questo è il grosso dell’intervento sul Welfare, gli altri comparti non resteranno fuori della partita da 40 miliardi. I costi della politica sono nel mirino e, sebbene la Lega resista, non è escluso che l’intervento sulle province e sulla composizione degli organi della politica e della “casta” trovino spazio nel decretone. Lo chiede anche Bankitalia e ieri Tremonti ha detto che l’intervento servirà a “legittimare i sacrifici”. A corollario è previsto il rilancio della lotta agli enti inutili con una nuova lista comprensiva di istituti importanti come l’Ice.
A caccia di denaro non si eviterà di ricorre a forme di sanatorie per smaltire il contenzioso dei processi civili, delle liti tributarie e del mega contenzioso dell’Inps. Ai giudici tributari sarà concesso un bonus del 10% se smaltiranno le liti pendenti e se non chiuderanno i processi entro 180 giorni dovranno rispondere per danno erariale.
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