Scuola, nuovo blitz della Lega “Stop ai supplenti meridionali”

by Editore | 15 Giugno 2011 7:45

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La proposta del Carroccio è che dal prossimo anno scolastico nelle graduatorie vengano assegnati quaranta punti in più agli insegnanti che sono residenti nella provincia dove vogliono lavorare. Una richiesta di modifica che spacca la maggioranza e provoca le proteste dell’opposizione che parla di «Razzismo e incostituzionalità ».

L’obiettivo principale sembra sia consentire ai docenti delle regioni del nord di non esser sorpassati nelle liste dagli aspiranti professori del sud. Come dice a chiare lettere Paola Goisis, deputata leghista che così sintetizza il suo emendamento: «No all’invasione da parte degli insegnanti meridionali. No allo stravolgimento delle graduatorie. Come Lega dobbiamo tutelare i nostri docenti. Ci sarà  un’invasione di persone dal sud perché da noi ci sono più possibilità  di inserimento». Anche se, paradossalmente, la misura penalizzerebbe anche i trasferimenti all’interno della stessa Regione, da Varese a Milano, per fare un esempio.
Non è la prima volta che si prova a bloccare i trasferimenti: negli anni passati sia in Friuli che Piemonte i consiglieri della Lega hanno approvato provvedimenti volti a favorire gli «insegnanti regionali» o comunque locali rispetto a quelli arrivati da altre zone del paese. Decisioni bocciate a febbraio dalla Consulta che ha dichiarato incostituzionale anche un norma favorita dal ministro Gelmini. Approvata dal governo nel 2009 stabiliva l’impossibilità  di spostarsi da una provincia all’altra, se non in coda alle liste invece che col proprio punteggio.
«Viola il principio di uguaglianza», disse la Consulta, ed è probabile che finisca così anche quest’ultima proposta della Lega. L’emendamento ieri ha infatti spaccato la maggioranza – il governo non ha dato parere favorevole ma si è rimesso alla decisione dell’aula – mentre dall’opposizione arrivano accuse pesanti.
«Questo è inqualificabile razzismo. La qualità  degli insegnati deve essere valutata in base alla preparazione e dedizione al lavoro, non in base alla loro residenza o regione di appartenenza», dice Leoluca Orlando, portavoce dell’Italia dei valori.
Il Pd considera l’emendamento una manovra elettorale per riconquistare la base in vista della riunione a Pontida. «Il Carroccio segue la logica della doppia verità : con una mano taglia 132 mila posti di lavoro nella scuola e con l’altra oggi fa propaganda con una promessa di un bonus per i precari del nord», denuncia Francesca Puglisi, responsabile scuola della segreteria del Partito democratico.
«Senza contare», aggiunge la collega di partito Ghizzoni, «che il premio previsto dal partito di Bossi è in palese contrasto con la recente direttiva dello stesso ministro Gelmini che ha riaperto le graduatorie consentendo il trasferimento di provincia e imponendo almeno 5 anni di permanenza».

 

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