Santoro a La7 fa brindare la Borsa ora in bilico Fazio, Floris e Gabanelli

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ROMA – Michele Santoro fuori dalla Rai accende le polemiche. La “separazione consensuale” tra il giornalista e l’azienda per molti è un’espulsione annunciata, visto che dall’ “editto bulgaro” e fino a pochi giorni fa Berlusconi ha sempre chiesto la testa di Santoro. L’ha ottenuta dal nuovo dg Rai, Lorenza Lei, che però vede finire la sua luna di miele col cda Rai che l’aveva eletta all’unanimità . Il presidente Garimberti e alcuni consiglieri, dopo il caso Santoro gestito in gran segreto dalla Lei, si fidano meno, chiedono più trasparenza per varare i palinsesti. Annullato il cda in cui si doveva mettere mano all’organigramma di reti e strutture Rai, oggi in cda l’attenzione sarà  tutta sui contratti ancora in bilico di Fazio, Floris, Dandini e Gabanelli. La grana maggiore verrebbe però da Paolo Ruffini: voci insistenti danno il direttore di Rai3 assai deluso e sempre più tentato da una nuova avventura televisiva: plasmare il nascente terzo polo. La7, comunque, l’affare lo ha già  fatto: in Piazza Affari le voci dell’arrivo di Santoro hanno fatto salire del 17.56% il titolo Ti Media, società  che controlla l’emittente alla quale approderà  Santoro.
Ieri si è registrato un primo attrito post divorzio tra la Rai e Santoro: l’azienda ha impedito al conduttore di tenere negli studi di via Teulada la conferenza stampa finale di Annozero, giudicata “inopportuna”. Il giornalista spiegherà  le ragioni del suo addio domani nell’ultima puntata, anticipando qualcosa del suo futuro a La7. E in un’intervista ad “Agorà “(in onda stamattina su Rai3) ha detto di «non escludere di tornare a collaborare in Rai», precisando che per la sua buonuscita la Rai sborserà  «2,3 milioni di euro». E con un occhio anche alle spese extra di viale Mazzini il dg Lorenza Lei sta premendo perché il governo approvi l’inserimento del canone Rai nella bolletta dell’Enel: l’unico sistema per ridurre la forte evasione della tassa sulla tv pubblica.
Sul sito di Annozero la redazione analizza i risultati di tutte le trasmissioni di Santoro, dalla Samarcanda dell’88 a oggi sempre in crescita. Il capostruttura di Rai3 Loris Mazzetti sulla fine di Annozero dice: «È una pagina buia del servizio pubblico. Un vero regalo alla concorrenza» e spiega: «si tratta di una operazione politica che arriva due giorni dopo l’editto bulgaro bis di Berlusconi». In sintonia, il leader dell’Idv Antonio Di Pietro commenta: «La separazione tra Santoro e la Rai rappresenta una grave perdita per i cittadini, che sono così privati di una voce libera e di una trasmissione di qualità ». Un allarme raccolto da Pierluigi Bersani: «Tra Santoro che se ne va e altre cose che si annunciano c’è il rischio che il servizio pubblico resti senza pubblico: c’è da essere preoccupati», dichiara il segretario del Pd alla presentazione di un suo libro. Con critiche verso il cda Rai. «Ma la Rai che azienda è? Io lo dico chiaro: non intendo avere persone alla Rai», ribadisce Bersani in riferimento al percorso decisionale del cconsiglio d’amministrazione. A distanza il consigliere Rai Nino Rizzo Nervo, espresso dal centrosinistra, risponde: «Bersani ha perfettamente ragione. La Rai sembra oggi come quei consigli comunali dove i partiti di maggioranza litigano per spartirsi i vertici delle Asl».

 


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