by Editore | 24 Giugno 2011 16:17
MILANO – I migranti che erano stati esclusi dalla sanatoria “colf-badanti” del settembre 2009 a causa del reato di clandestinità potranno ottenere il permesso di soggiorno. Lo stabilisce una circolare del ministero dell’Interno del 23 giugno e diffusa oggi: “Con riguardo alle fattispecie non ancora definite, la riapertura del procedimento potrà avvenire d’ufficio”, si legge nel testo della circolare. “Sicuramente si tratta di un importante passo avanti. Finalmente si è sancito quello che viene affermato da tempo a livello europeo: la clandestinità non è reato”, commenta Maurizio Bove della Cisl di Milano. In base a quanto stabilito dalle norme europee e da una sentenza del Consiglio di Stato, non potevano essere bloccate le legittime domande di emersione presentate da persone che, semplicemente, avevano avuto la sfortuna di essere fermate dopo aver ricevuto un ordine di allontanamento dal territorio nazionale da parte del questore.
Il provvedimento, però, presenta delle criticità : solo tre casistiche di richiedenti verranno trattate automaticamente. “Verranno trattate le pratiche che sono state bloccate per doppia espulsione -spiega Nadia Bovino, dello sportello legale del Naga-. Quelle che sono state rigettate ma per cui è stato presentato un ricorso e c’è un ricorso pendente. Oppure le pratiche rigettate da poco e che sono ancora nel periodo utile di 120 giorni per poter ricorrere”. In questi casi le pratiche verranno riaperte d’ufficio: “Si dovrà procedere all’acquisizione di un nuovo parere del Questore e al conseguente riesame della domanda”, si legge nel testo della circolare.
Verranno però escluse quelle pratiche che si sono concluse con un rigetto e sono fuori dal periodo utile di 120 giorni per il ricorso. “In quel caso il Ministero ha stabilito che i rigetti sono definitivi e inappellabili -puntualizza Nadia Bovino-. Non si può fare nulla. E questo è molto grave perché c’è un’evidente disparità di trattamento”. Si potrà procedere al riesame degli atti “in presenza di un’apposita istanza prodotta dal datore di lavoro -si legge ancora nel testo- unico soggetto legittimato alla presentazione della richiesta”. “Non condividiamo questa decisione: a due anni di distanza dalla sanatoria il rapporto di lavoro può essere terminato. Chiedere che sia il datore di lavoro a presentare l’istanza è assurdo”, commenta Maurizio Bove.
Soddisfazione da Brescia, dove le proteste dei migranti coinvolti dalla sanatoria hanno interessato il centro storico per diversi mesi, culminata nella protesta della gru. “Questa circolare è anche frutto della lotta iniziata a Brescia, un risultato della lotta e della protesta che abbiamo portato avanti: siamo soddisfatti”, commenta Umberto Gobbi, presidente dell’associazione Diritti per tutti. Per quanto riguarda le pratiche che non si risolveranno automaticamente, ma che richiederebbero il coinvolgimento dei dei datori di lavoro “chiederemo che venga concesso un permesso di soggiorno per ricerca lavoro -aggiunge Gobbi-. Dopo due anni, i datori di lavoro potrebbero anche non essere più interessati a continuare il rapporto di lavoro”.
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