Rimesse, si riducono i costi. Si spende di più per mandare soldi in Europa e Asia
ROMA – Per la prima volta, grazie al sito web mandasoldiacasa.it, gestito dal CeSpi (Centro Studi di Politica Internazionale) e certificato dalla Banca Mondiale, è possibile monitorare l’andamento del costo di invio delle rimesse dall’Italia verso i paesi di origine dei migranti. Il sito Mandasoldiacasa.it è attivo grazie al sostegno di Banca Mondiale, Ministero degli Affari Esteri, Organizzazione internazionale per le migrazioni e di un gruppo di enti del terzo settore (Acli, Arci, Arcs, Etimos, Ipsia, Oxfam Italia e Wwf Italia).
“Dall’analisi dei principali corridoi di rimesse (Albania, Bolivia, Brasile, Cina, Colombia, Costa d ’Avorio, Ecuador, Filippine, Ghana, Marocco, Nigeria, Perù, Romania e Senegal) è possibile osservare un mercato sempre più dinamico – si afferma – nel quale, per ora, si gioca la concorrenza tra operatori di trasferimento monetario, banche e sistema postale”.
Secondo la metodologia sviluppata da Banca Mondiale, tre sono le componenti che determinano il costo totale dell‘invio: la commissione pagata al momento dell’invio della rimessa, quella pagata al momento della ricezione e il margine sul tasso di cambio applicato dall’operatore nel momento in cui il denaro ricevuto dall’estero è cambiato in valuta locale.
L’analisi mostra come il mercato delle rimesse stia evolvendo molto rapidamente. “La pressione crescente della concorrenza, unita ad uno strumento di trasparenza e informazioni come mandasoldiacasa.it e ad una serie di riforme nell’ambito legale e dei sistemi di pagamento, può agire a favore di un miglioramento delle condizioni del mercato – si legge -. Lo scopo è l’adempimento dell’obiettivo di dimezzare il costo medio globale di trasferimento delle rimesse dal 10% al 5% in 5 anni (obiettivo “5×5 ”), sottoscritto nel 2009 dal G8 dell’Aquila sotto la presidenza italiana ed entrato a pieno titolo a far parte dell’agenda del G20. Il processo è in atto, ed in Italia alcuni primi risultati sembrano evidenti, ma il mantenimento del trend fino al raggiungimento dell’obiettivo richiede di proseguire nel processo, sfruttando i margini di miglioramento ancora esistenti”.
I dati. Il dato più rilevante è che nel periodo monitorato, vale a dire dall’ottobre 2009 al febbraio 2011, il costo totale di un invio di 150 euro dall’Italia verso i 14 corridoi rilevati dal sito si è ridotto di quasi un punto e mezzo percentuale: dal 9% al 7,7% dell’ammontare inviato.
Il monitoraggio di tre importi differenti (150 euro, 300 euro e 1.000 euro) mostra che per valori maggiori il costo totale della rimessa si riduce, passando dal 7,7% per l ’invio di 150 euro al 2,1% per l’invio di 1.000 euro (dati riferiti al febbraio 2011). Inoltre, il costo dell’invio diminuisce anche se si accetta che la rimessa arrivi a destinazione in tempi più lunghi, cosicché se la ricezione di 150 euro avviene nello stesso giorno il migrante paga oltre il 7% dell’importo che invia, mentre se il denaro è ricevuto dopo 4 giorni il costo totale si riduce al 3% dell’importo (dati riferiti al febbraio 2011).
Guardando all’andamento del costo medio nell’arco di tempo considerato, il decremento ha riguardato in misura maggiore i “Money Transfer Operators” (MTOs), anche se i loro prezzi sono superiori rispetto agli altri operatori: ad esempio, inviare 150 euro con un MTO costa in media il 7,3%, con una banca il 5,8%.
Le banche costano meno soprattutto se si inviano importi più alti: 1,2% è il costo per inviare 1.000 euro con una banca rispetto al 4,9% dei MTOs, anche se molte banche non sono ancora trasparenti rispetto al margine sul tasso di cambio applicato ed ai tempi di consegna del denaro.
I costi più alti sono relativi agli invii verso paesi europei ed asiatici (11% per l’Europa e 10,7% per l’Asia), rispetto a quelli verso l’America Latina e l’Africa (rispettivamente 7% e 6,9%). D’altra parte, i costi degli invii verso due tra i paesi più rilevanti, Cina e Albania, sono quelli che hanno subito la maggiore contrazione: i costi del corridoio Italia-Cina si sono ridotti di 2,9 punti percentuali (passando dal 12,7% dell’ottobre 2009 al 9,8% del febbraio 2011), mentre quelli relativi al corridoio Italia-Albania si sono ridotti di 1,6 punti percentuali nello stesso periodo.
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