Rifiuti, scontro sul decreto
ROMA. Il futuro dei rifiuti di Napoli è appeso a due parole. Anche se ufficialmente non figura nell’ordine del giorno dei lavori, il consiglio dei ministri di oggi dovrebbe finalmente discutere il decreto legge necessario a sbloccare la possibilità di trasportare l’immondizia napoletana fuori dalla Campania. In linea di massima il testo sarebbe pronto, ma la Lega come a solito cerca di limitare al massimo la possibilità che i rifiuti dalla Campania possano arrivare fino al Nord. E qui entrano in gioco le due parole sulle quali ieri si è discusso per tutto il giorno. Berlusconi vorrebbe che il decreto autorizzasse il trasporto di rifiuti una volta «sentite» le Regioni. Un verbo che però non piace a Bossi, che insiste perché nel provvedimento sia messo nero su bianco che le Regioni devono essere «consenzienti».
Non si tratta di un particolare di poco conto. La Lega vuole mantenere aperta la possibilità per le Regioni che governa (ma anche per la Lombardia, che è già detta contraria) di poter dire no alla richiesta del governo di accogliere i rifiuti campani, mentre dal Pdl si insiste perché sia sufficiente una semplice comunicazione dell’imminente trasporto. Le prossime ore diranno chi, tra Pdl e Lega, l’avrà spuntata mentre ieri sera il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha annunciato che oggi presenterà un suo provvedimento per mettere fine all’emergenza napoletana. E non necessariamente deve trattarsi di un decreto legge. «La situazione non consente rinvii – ha detto il ministro – questa fase di crisi se non viene adeguatamente fronteggiata potrebbe innescare rischi per la salute pubblica».
Per l’emergenza napoletana le prossime ore potrebbero essere quelle decisive. Da parte sua Berlusconi starebbe pensando di convocare un consiglio dei ministri speciale proprio nel capoluogo partenopeo per annunciare l’avvio del decreto. Uno show simile a quelli già fatti in passato, e che arriva dopo le polemiche avute proprio sulla questione rifiuti con il neosindaco Luigi de Magistris che nel frattempo non è certo stato ad aspettare che il governo si decidesse a intervenire.
Ma intanto ieri è stata soprattutto una giornata di trattative a tutti i livelli, con Bossi che, per nulla contento di come stanno andando le cose, non dava nulla per scontato. Il decreto? «Non passa tranquillamente, noi siamo contrari», rispondeva ieri il Senatur a chi gli chiedeva notizie sull’emergenza campana. E poi, dopo aver ricordato che una sentenza del Tar del Lazio vieta il trasferimento di rifiuti normali fuori dalla regione d’origine, ha ritirato fuori la proposta già avanzata al vertice di maggioranza di martedì: l’immondizia napoletana si può trasportare ma solo in Molise, Lazio, Puglia e Basilicata, vale a dire le quattro regioni confinanti. Una mezza soluzione che non piace a Berlusconi, anche perché finora l’unico governatore a offrire la propria disponibilità è stato Nichi Vendola.
Anche per questo ieri è continuata l’opera di pressing messa in atto da giorni dai deputati campani del Pdl che ieri si sono incontrati con Bossi il quale non ha nascosto la difficoltà di dover far cambiare idea a Calderoli. «Confidiamo di riuscire a convincere la Lega, prima della riunione del consiglio dei ministri, di riuscire a convincere la Lega sulla necessità inderogabile del decreto», ha spiegato Nicola Cosentino, coordinatore del Pdl in Campania. Cosentino ha anche dato vita a un a dir poco inedito asse incontrando poco dopo il ministro Prestigiacomo e il deputato dell’Idv Francesco Barbato per discutere sempre sui come affrontare nel modo migliore l’emergenza napoletana. L’ipotesi che potrebbe essere alla base del provvedimento che Prestigiacomo presenterà oggi in consiglio dei ministri, è quella che oltre a proporre il trasferimento dei rifiuti nelle regioni limitrofe a quella in emergenza, si introduca anche una sorta di mutuo soccorso sempre tra regioni confinanti. «Un principio che personalmente condivido – spiega Barbato – anche perché consentirebbe di abbattere i costi della tassa sull’immondizia per i cittadini».
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