Respingimenti democratici

Loading

ROMA – E’ durato poco lo sdegno per il Trattato di amicizia firmato nel 2009 da Berlusconi e Gheddafi. Il tempo di trovare un interlocutore appena affidabile nel Consiglio nazionale transitorio libico ed ecco che Roma, per mano questa volta del ministro degli Esteri Franco Frattini, sigla una nuovo accordo per fermare le carrette cariche di disperati in fuga dalla Libia verso l’Italia, o costretti a partire dallo stesso regime del Colonnello. E’ il via libera atteso da Roberto Maroni per riprendere i respingimenti in mare degli immigrati – pratica già  condannata dal consiglio d’Europa e dall’Onu e al vaglio della Corte di giustizia di Strasburgo che si pronuncerà  il prossimo 22 giugno. Niente da fare, invece, per quanto riguarda la proposta avanzata dallo stesso Maroni alla Nato di effettuare un blocco navale davanti alle coste libiche sempre in funzione anti-immigrati. «E’ escluso», ha risposto in giornata il generale Mike Braken della base di Napoli, che ha anche spiegato al nostro ministro come la risoluzione della Nazioni unite che autorizza l’intervento nel paese nordafricano «afferma chiaramente che il ruolo che abbiamo è fermare l’arrivo di armi e di materiale che possa danneggiare la popolazione». E poi, ha proseguito l’ufficiale, «il mare è uno spazio aperto, sta alle singole nazioni scegliere cosa fare con i battelli che entrano nelle acque territoriali».

Il fatto è che l’Italia le imbarcazioni con gli immigrati non le vuole neanche far avvicinare. Da qui l’esigenza di un nuovo accordo che questa volta, contrariamente a quanto avvenuto con il Trattato di amicizia, non avrà  bisogno neanche del voto del parlamento visto che quello siglato con il Cnt libico, non riconosciuto dall’Onu, non si può certo considerare un accordo internazionale.
Ma di che si tratta? Di fatto è la riproposizione pari pari del vecchio Trattato di amicizia firmato con Gheddafi quando quest’ultimo era ancora considerato un amico da Berlusconi. L’immigrazione clandestina, ovviamente, viene equiparata alla criminalità  organizzata, al terrorismo internazionale e al traffico di stupefacenti, e si chiede agli insorti libici di intervenire per fermare alla partenza i barconi.
Accordo fatto più di parole che di vera sostanza, visto che nessuno, e meno che mai Frattini, spiega come il Cnt possa davvero fermare i barconi dal momento che non controlla tutto il territorio libico. Ma è difficile anche che i ribelli possano davvero dare un loro contributo alla «lotta all’immigrazione illegale, incluso il rimpatrio di immigrati in posizione irregolare», come è scritto nell’accordo, visto che la Libia non ha mai firmato la convenzione di Ginevra e quindi non si capisce su che basi distingueranno un immigrato clandestino da un profugo.
«E’ il solito accordo casereccio, una patacca utile più che altro a dare un contentino alla Lega che domenica deve andare a Pontida», commenta il senatore Felice Bellisario, dell’Italia dei valori. «Si dimentica soprattto che la Libia è un Paese in guerra, con migliaia di persone in fuga proprio per questo».
Anche Laura Boldrini si dice preoccupata. «Tecnicamente cosa significa rimpatri?», si chiede la portavoce in Italia dell’Unhcr. «A fuggire dalla Libia non sono certo i libici, ma persone provenienti dalla Somalia, dalla Costa d’Avorio, dal Darfur e che non possono certo essere rimandate nei loro Paesi di origne. Allora se per rimpatri si intende i respingimenti in mare, effettuati senza neanche identificare le persone e capire da dove provengono, noi non siamo d’accordo oggi come non lo eravamo prima».
E critiche all’accordo arrivano anche da Christopher Hein del Cir, il Consiglio italiano per i rifugiati. «Ancora una volta l’immigrazione clandestina viene letta come un fenomeno simile alla criminalità  organizzata e non si considera che la Libia è un Paese in guerra con più di 350 mila persone che sono già  fuggite dalle frontieri orientali verso l’Egitto».


Related Articles

Cile. Vittoria dei mapuche contro la legge antiterrorismo dell’era Pinochet

Loading

Cile. Quattro mapuche erano accusati di aver compiuto un attentato contro una chiesa evangelica

Duemila rom ricevuti dal Papa “Per tutti casa, studio e lavoro”

Loading

Ratzinger chiama in causa lo Stato e ricorda le persecuzioni. “Questo popolo è ancora vittima di ingiustizie in tutto il mondo. E rimangono seri ostacoli all’integrazione, come le espulsioni e i rifiuti”

L’Europa vista dalla Giungla

Loading

Per il momento le minacce di evacuazione fatte dal governo francese hanno ottenuto un solo risultato: far salire il prezzo che i passeurs chiedono ai migranti per aiutarli ad arrivare dall’altra parte della Manica

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment