Referendum, ok dalla Cassazione si voterà  anche sul nucleare

by Sergio Segio | 1 Giugno 2011 13:17

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ROMA – Si voterà  il referendum sul nucleare. La Corte di Cassazione ha accolto le ragioni avanzate in un ricorso presentato dall’Italia dei Valori e sostenuto anche dal Pd e in una una memoria del Wwf che chiedevano di trasferire il quesito sulle nuove norme appena votate nel decreto legge omnibus : quindi la richiesta di abrogazione rimane la stessa, ma invece di applicarsi alla precedente legge si applicherà  appunto alle nuove norme sulla produzione di energia nucleare (art. 5 commi 1 e 8). La decisione è stata presa a maggioranza dal collegio dell’Ufficio Centrale per il referendum della Cassazione, presieduto dal giudice Antonio Elefante.

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Il nodo delle schede. Dovranno però essere ristampate le schede, visto che i quesiti andranno riformulati in base al testo del decreto omnibus. Secondo indiscrezioni trapelate ieri dal Viminale, i tempo tecnici per rifare tutto il materiale entro il 12 e 13 giugno ci sarebbe, ma mancano ancora conferme ufficiali. Per trovare l’unico precedente simile, bisogna riandare indietro nel tempo al 1978 quando il via libera definitivo alla consultazione su legge Reale e finanziamento pubblico dei partiti arrivò a dieci giorni dalla scadenza (anche in quel caso era stata cambiata in extremis dal Parlamento la legge oggetto dei quesiti) senza comprometterne lo svolgimento. Altro problema è poi rappresentato dal voto degli italiani all’estero, che hanno già  iniziato a votare per corrispondenza sulle schede ormai superate con il vecchio quesito.

Le reazioni. “Si afferma la forza serena della Costituzione contro il tentativo giuridicamente maldestro di raggirare il corpo elettorale, cioè 40 milioni di cittadini”, ha commentato l’avvocato Gianluigi Pellegrino che ha sostenuto per il Pd le ragioni referendarie davanti alla Cassazione. La sentenza della Suprema corte è stata accolta naturalmente con entusiasmo anche dal comitato promotore e dalle associazioni ambientaliste che maggiormente si sono battute in queste settimane, da Greenpeace, al Wwf a Legambiente. “Questa volta le furberie alle spalle degli italiani non passano. La Cassazione censura l’arroganza del governo e riconsegna nelle mani dei cittadini il diritto a decidere sul nucleare e del proprio futuro”, commentano dal quartier generale di ‘Vota Sì per fermare il nucleare’. La Corte, prosegue la nota, “ha arginato i trucchi e gli ipocriti ‘arrivederci’ al nucleare e ha ricondotto la questione nell’alveo delle regole istituzionali, contro l’inaccettabile tentato scippo di democrazia”.

Voglia di spallata. Il verdetto della Cassazione ridà  quindi forza ed entusiasmo alla campagna referendaria, ma il raggiungimento del quorum resta comunque un obiettivo molto ambizioso. Molto dipenderà  da quanto il recente risultato dei ballottaggi sarà  in grado di galvanizzare le opposizioni. Data per scontata una schiacciante maggioranza dì “sì”, arrivare al 50% dei votanti significherebbe dare un’altra pesantissima spallata alla tenuta di Silvio Berlusconi con la bocciatura dei piani di rilancio del nucleare, uno dei punti centrali dell’azione del suo governo. Ma i quesiti del 12 e 13 giugno riguardano anche la privatizzazione dell’acqua e – soprattutto – l’abrogazione del legittimo impedimento e in questo caso la vittoria dei “sì” contro la legge ad personam varata dalla maggioranza avrebbe anche il sapore di un voto contro lo stesso premier.

Bersani e Fini pronti. Il primo a esserne consapevole è proprio il leader del Pd Pierluigi Bersani. “La conferma del quesito sul nucleare è una notizia eccellente, i trucchi del governo sono stati ancora una volta smascherati”, dice il segretario dei democratici. “Il Pd – aggiunge – che ha sempre contrastato le assurde scelte del governo sul nucleare, è impegnato con tutte le sue forze a sostenere la campagna per il ‘sì’ e invita tutte le sue organizzazioni territoriali a mobilitarsi in occasione del 12 e 13 giugno”. E subito dopo il verdetto della Cassazione, a riconfermare che andrà  a votare “perché è giusto”, è stato anche il presidente della Camera Gianfranco Fini. L’Italia dei Valori, che della tornata referendaria è stata tra i massimi ispiratori, chiede invece di rimanere legati allo specifico dei temi trattati dai quesiti. “Non siano materia di scontro tra maggioranza e opposizione, centrodestra e centrosinistra”, afferma Antonio Di Pietro. “Ora che i fatti ci stanno dando ragione, vogliamo ‘s-berlusconizzare’ e ‘de-dipietrizzare’ la campagna referendaria”, insiste il leader dell’Idv. “Nessuno – conclude – metta il cappello, neanche chi sta cercando di farlo ultimamente, sulle firme che l’Idv ha raccolto e che oggi appartengono a tutti gli elettori”.

L’Agcom richiama la Rai. Gli ultimi sondaggi disponibili segnalano però che i cittadini sanno ancora molto poco dei referendum in programma e non a caso proprio oggi dall’Agcom è partito un duro richiamo alla Rai, colpevole di aver dato un’informazione sull’argomento del tutto insufficiente. Secondo l’Autorità  per le garanzie nelle Comunicazioni, la tv di Stato deve ora collocare i messaggi autogestiti in vista del voto del 12 e 13 giugno in modo da “garantire l’obiettivo del maggior ascolto, come previsto dalle disposizioni vigenti”. Accogliendo le conclusioni della Commissione parlamentare di Vigilanza, l’Agcom ha ritenuto infatti “non conforme ai principi del regolamento” sulla par condicio la collocazione in palinsesto dei messaggi finora attuata dall’azienda.

Il quorum resta difficile. Quanto alla percentuale di persone che si dicono intenzionate a recarsi alle urne, gli ultimi rilevamenti risalgano ad aprile e danno un percentuale del 53% circa. Un dato che tiene conto però dell’apprensione che la tragedia giapponese di Fukushima ancora destava nell’opinione pubblica. Inoltre, per la prima volta, per il conteggio del quorum si tiene conto anche dei circa 3 milioni di elettori italiani all’estero che difficilmente si esprimeranno in massa attraverso il voto per corrispondenza. Infine, a rendere più complicato il successo anche il fatto che in Sardegna la popolazione è già  stata chiamata ad esprimersi poche settimane fa e probabilmente la sensazione diffusa è che per quanto riguarda l’Isola il rischio della costruzione di nuove centrali è ormai stato scongiurato. Percezione che non potrà  non scoraggiare il ritorno ai seggi.

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